Alberto Angela a Noos: “Non è il pianeta che dobbiamo salvare dall’emergenza climatica, ma noi stessi”
“In realtà più che il pianeta, dobbiamo salvare noi stessi”. Con queste parole d’impatto, Alberto Angela ha dato il via alla puntata di ieri sera di “Noos – L’avventura della conoscenza”, interamente dedicata all’ambiente. Il celebre divulgatore scientifico ha amplificato l’allarme sui cambiamenti climatici, ribadendo come il superamento della soglia critica di 1.5°C di riscaldamento globale sia ormai una percezione di inevitabilità. Le conseguenze sono già drammaticamente evidenti, come le temperature record registrate nel Mediterraneo.
Il pianeta si adatta, noi dobbiamo sopravvivere
Ma l’allarme lanciato da Angela non riguarda la sopravvivenza della Terra in sé, bensì quella del genere umano. “Il pianeta da miliardi di anni va avanti – ha spiegato Angela –, con equilibri diversi, flora e fauna diverse. All’epoca dei dinosauri nell’atmosfera terrestre c’erano 4 volte i livelli attuali di CO2. Per noi sarebbe stato molto difficile anche respirare”. Il messaggio è chiaro: la Terra ha una capacità intrinseca di adattamento ai grandi stravolgimenti. Siamo noi, la specie umana, che, se proseguiamo su questa strada di emissioni e consumo insostenibile, difficilmente riusciremo ad adattarci e a sopravvivere.
L’impronta umana e la “Zona Cesarini”
Angela ha posto un interrogativo fondamentale per la nostra era: “Quanto ha prodotto l’uomo e quanto la natura?”. Ha enfatizzato la velocità “incredibile” con cui l’attività umana sta alterando gli equilibri planetari. La discussione ha toccato l’ubiquità dei prodotti manufatti come il calcestruzzo, un simbolo dell’impronta indelebile dell’uomo sull’ambiente, la cui massa globale ha quasi eguagliato quella della vegetazione presente sulla Terra.
La trasmissione ha quindi esaminato le scelte strategiche cruciali necessarie per adattare i territori, sia italiani che globali, ai nuovi fenomeni atmosferici e per tentare di rallentare il riscaldamento. Ha richiamato alla consapevolezza ecologica che ha preso piede fin dalle prime, rivoluzionarie, immagini della Terra dallo spazio, che ci hanno mostrato la fragilità del nostro “piccolo” mondo.
“Noi siamo la prima generazione – ha ammonito Angela – ad accorgersi che dobbiamo cambiare rotta, ma siamo, per usare un termine calcistico, in zona Cesarini. La vita sul nostro pianeta è come un treno, noi possiamo solo scegliere se scendere o meno, il treno andrà avanti comunque”.
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