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Geoscienze, l’allarme da Padova: la Terra è malata, servono più scienziati

Geoscienze Padova

Geoscienze, l’allarme da Padova: la Terra è malata, servono più scienziati

I mille esperti riuniti in congresso denunciano rischi climatici, crisi delle risorse e il disinteresse dei giovani. L’appello a politica e istituzioni: “Ascoltateci”

Un grido d’allarme si leva da Padova, dove è in corso il Congresso Nazionale Congiunto della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia (SIMP) e della Società Geologica Italiana (SGI). Mille scienziati, tra geologi e mineralogisti, si interrogano sul futuro della Terra e dello spazio. Le dichiarazioni dei presidenti delle due società scientifiche, unite a quelle del Ministro Adolfo Urso e del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, tratteggiano un quadro di sfide urgenti che richiedono un’azione immediata.

Un messaggio diretto al Governo

Adolfo Urso, Ministro del Made in Italy, ha aperto i lavori con un messaggio che pone le geoscienze al centro delle sfide contemporanee: dalla sicurezza energetica alla gestione delle risorse idriche, dalla mitigazione dei rischi naturali alla conoscenza delle materie prime critiche. Il Ministro ha citato il “Programma nazionale di esplorazione” del 2025, affidato a ISPRA, e i quattro progetti italiani selezionati nell’ambito del Critical Raw Materials Act europeo, sottolineando l’importanza di una “strategia comune che rafforza l’autonomia dell’Europa”.

Anche il Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha messo in luce la necessità di un dialogo interdisciplinare che vada oltre la scienza, coinvolgendo “tecnologia, politica e società”.

La quarta rivoluzione industriale: la corsa ai minerali

Paolo Mazzoleni, Presidente SIMP, ha lanciato un avvertimento sulla Quarta Rivoluzione Industriale. Se in passato la richiesta di minerali era focalizzata su ferro e rame, ora le nuove tecnologie richiedono materie prime più rare e difficili da trovare. Mazzoleni ha sottolineato come l’Italia, con la sua tradizione di ricerca e didattica, abbia un vantaggio, ma ha insistito sulla necessità di tornare a studiare il territorio per individuare le risorse critiche, in un contesto globale segnato da guerre e tensioni legate proprio al controllo di queste materie. Ha inoltre aperto la discussione sulle nuove frontiere dell’esplorazione, inclusa la corsa allo spazio per l’estrazione di risorse extraterrestri.

Un appello non ascoltato: la crisi dei geologi

Rodolfo Carosi, Presidente SGI, ha espresso un forte disappunto verso la politica. “Il geologo è un po’ il dottore della Terra”, ha dichiarato, spiegando che la scienza ha le risposte per affrontare i cambiamenti climatici e rendere le città resilienti, ma spesso non viene ascoltata. Ha sottolineato la necessità di “diminuire drasticamente le emissioni di CO2” e di imparare a convivere con eventi climatici sempre più estremi. Un punto cruciale del suo intervento è stato l’allarme sul calo drammatico delle iscrizioni ai corsi di geologia, a fronte di una crescente domanda di professionisti nel mondo del lavoro e delle istituzioni.

Il programma

Il programma del congresso è fittissimo e ricco di spunti. Sono ben 1000 i geologi che presentano 1100 ricerche in 38 sessioni scientifiche, toccando argomenti che vanno dalle bio-geoscienze alla vulcanologia, passando per la sismologia e la geologia spaziale. L’attenzione si concentra anche sulle ultime ricerche sul ghiacciaio dell’Adamello. Tra gli ospiti più attesi, l’oceanografa Sabrina Speich, definita la più importante studiosa degli Oceani, che domani alle 14:45 incontrerà la stampa. Il suo intervento si focalizzerà sulle dinamiche oceaniche e il loro ruolo nei cambiamenti climatici, con studi inediti. C’è grande attesa anche per l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) Luca Parmitano, che parlerà della sua visione del nostro pianeta dallo spazio e delle future missioni su Luna e Marte. La comunità scientifica è qui, pronta a illustrare i suoi studi e a offrire soluzioni. La sfida ora è che la politica e la società siano pronte ad ascoltare.

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