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Alpi sempre più instabili: report Legambiente mostra crollo dei ghiacciai e aumento degli eventi estremi

Alpi sempre più instabili: report Legambiente mostra crollo dei ghiacciai e aumento degli eventi estremi

Il nuovo report Carovana dei ghiacciai 2025 di Legambiente descrive un quadro allarmante per le Alpi: territori più instabili, ghiacciai in sofferenza e una crescita significativa di frane ed eventi meteo estremi. Il documento, presentato a Torino in vista della Giornata internazionale della montagna, analizza criticità, casi simbolo e necessità di interventi strutturali per fronteggiare una crisi climatica che nelle regioni alpine avanza più rapidamente che altrove.

Frane e instabilità: i numeri che allertano gli esperti

Nel 2025 sono stati documentati 40 eventi franosi in alta quota, concentrati soprattutto nei mesi estivi. I crolli di roccia, pari a 18 casi, risultano quasi equivalenti alle colate detritiche, che ne contano 20. Le regioni più colpite sono il Veneto, con 17 episodi, e la Valle d’Aosta, con 12.

Una visione più ampia, basata sui dati IFFI dal 2018 al 2025, evidenzia 671 eventi franosi nelle sette regioni dell’arco alpino. Sull’intero territorio sono state censite oltre 239 mila frane che coinvolgono più di 276 mila persone, segno di una fragilità strutturale crescente.

Eventi meteo estremi in aumento

Il 2025 segna una nuova crescita degli eventi meteo estremi nelle Alpi. Secondo l’Osservatorio Città Clima, da gennaio a fine novembre sono stati registrati 154 episodi, contro i 146 dell’anno precedente. I fenomeni più frequenti sono allagamenti da piogge intense, danni da vento, esondazioni e frane da precipitazioni violente.

La Lombardia è la regione più colpita con 50 eventi, seguita da Veneto, Piemonte e Liguria. Uno studio delle Università di Losanna e Padova avverte che un aumento di 2 gradi potrebbe raddoppiare la frequenza di questi episodi.

Ghiacciai in rapido arretramento

La crisi climatica sta accelerando la fusione dei ghiacciai alpini. In 60 anni, secondo il report, sono stati persi oltre 170 chilometri quadrati di superficie glaciale. Tra i casi più emblematici del 2025 figura il collasso del ghiacciaio Birch in Svizzera, che ha generato una valanga devastante e ha seppellito il villaggio di Blatten.

Tra gli altri ghiacciai in sofferenza spiccano l’Aletsch, arretrato in media di 40 metri l’anno dal 2000 al 2023, e l’Adamello-Mandrone, dove gli studi indicano un abbassamento fino a 4 metri nella parte terminale. Sul massiccio dello Zugspitze, in Germania, proiezioni indicano che lo Schneeferner settentrionale potrebbe ridursi a poche placche residue entro il 2030.

I casi simbolo del 2025

Oltre ai dati, il report racconta episodi che hanno segnato l’anno.

La valanga di ghiaccio e roccia del Birch, le ripetute colate detritiche che hanno messo sotto pressione la SS51 di Alemagna e le difficoltà in vista delle Olimpiadi 2026 sono esempi della vulnerabilità crescente dell’alta quota.

Il ritiro dei ghiacciai osservato su Presena, Adamello, Aletsch, Ventina e nei massicci del Cevedale e dello Zugspitze conferma l’aumento della temperatura media sulle Alpi, che cresce a un ritmo doppio rispetto al dato globale.

Cosa serve per proteggere le Alpi

Legambiente, insieme a CIPRA Italia e Fondazione Glaciologica Italiana, chiede un monitoraggio ambientale continuativo e su misura per ogni territorio di alta quota, oltre a un aggiornamento costante delle carte di pericolosità geomorfologica e a campagne informative mirate.

Tra le necessità più urgenti vengono indicati un catasto aggiornato dei ghiacciai, una mappa del permafrost nazionale e piani di adattamento e mitigazione che tengano conto della rapidità con cui mutano gli equilibri alpini.

Le voci degli esperti

Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, sottolinea la necessità di politiche coraggiose e monitoraggi costanti. Vanda Bonardo di CIPRA Italia richiama l’urgenza di replicare i modelli di analisi dei rischi adottati in Svizzera e Piemonte. La Fondazione Glaciologica Italiana, attraverso il presidente Valter Maggi, ribadisce che il ritiro glaciale è ormai un fenomeno inequivocabile e che servono investimenti strutturali nelle reti di ricerca.

Il podcast “Dove il ghiaccio scompare”

Accanto al report, viene presentato il podcast “Dove il ghiaccio scompare. In viaggio con la Carovana dei Ghiacciai”, una serie in sei puntate che racconta le trasformazioni dell’alta quota attraverso testimonianze, dati e tappe sul campo. Le puntate saranno disponibili su La Nuova Ecologia, Spotify, Spreaker, Apple Podcasts e sui canali di Legambiente e CIPRA Italia.

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