Cosa sono le placche amiloidi e come spiegano la correlazione Alzheimer-inquinamento
In occasione della Giornata Mondiale Alzheimer (21 settembre), cresce l’attenzione su un rischio spesso sottovalutato: l’inquinamento atmosferico. Studi recenti, come uno dell’Emory University pubblicato su Neurology, mettono in evidenza che chi vive in aree con livelli elevati di particolato fine (PM2,5) ha una probabilità significativamente maggiore di avere placche amiloidi nel cervello, segni tipici della malattia.
I ricercatori hanno analizzato cervelli post mortem di 224 persone decedute per Alzheimer, correlando i livelli di PM2,5 degli anni precedenti con il numero di placche amiloidi trovate. L’esposizione anche di 1 µg/m³ in più di PM2,5 in un anno pare aumentare il rischio sostanzialmente.
Come l’inquinamento può favorire Alzheimer
- Il particolato fine (PM2,5) può causare infiammazione sistemica, che “viaggia” nel cervello contribuendo alla neuroinfiammazione. Le particelle tossiche derivanti dal traffico, industrie o riscaldamento domestico possono attraversare la barriera emato-encefalica e accumularsi in regioni cerebrali sensibili.
- Effetti combinati: fattori genetici come l’ApoE-ε4 influenzano la suscettibilità, ma studi mostrano che l’inquinamento ha impatti anche in chi non ha tale predisposizione genetica.
Limiti e ciò che non è ancora chiaro
- Gli studi sono per lo più epidemiologici: mostrano associazioni ma non sempre causazione certa.
- Alcune stime di esposizione sono approssimative, basate su indirizzo di residenza o dati ambientali comunali, non misure individuali continue.
- Possibile interferenza di altri fattori: stile di vita, dieta, esposizione a rumore, luce o elettromagnetismo, condizioni socioeconomiche.
Perché il tema è urgente
- La prevalenza dell’Alzheimer cresce con l’invecchiamento della popolazione. Se i fattori ambientali aggiuntivi accelerano l’insorgenza, l’impatto sarà molto più grande sul sistema sanitario.
- Le aree urbane ad alta densità e con livelli di smog superiori ai limiti raccomandati sono quelle maggiormente a rischio.
Cosa possiamo fare subito
- Ridurre l’esposizione personale: usare purificatori d’aria, evitare traffico ad alto impatto, limitare attività all’aperto nei giorni in cui l’aria è più inquinata.
- Politiche locali più aggressive: riduzione delle emissioni dei veicoli, investimenti nel trasporto pubblico, regolazione più ferrea delle industrie.
- Migliorare monitoraggio e studi: promuovere studi longitudinari che seguano individui per anni per capire quando e come l’inquinamento agisce sul cervello.
- Sensibilizzazione: informare che Alzheimer non è solo genetica, ma molti fattori ambientali contano davvero.
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