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Annegamenti in piscina: i bambini le vittime più a rischio. I consigli di ISS e Regioni

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Annegamenti in piscina: i bambini le vittime più a rischio. I consigli di ISS e Regioni

L’estate, tempo di vacanze e giornate in acqua, porta con sé anche un rischio spesso sottovalutato: l’annegamento. Secondo quanto riportato nel secondo rapporto dell’Osservatorio per la strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti, oltre la metà degli incidenti fatali avvenuti in piscina riguarda bambini sotto i 12 anni. In generale, ogni anno in Italia muoiono per annegamento in media 328 persone, e circa il 12% ha meno di 18 anni. I numeri parlano chiaro: 41 decessi all’anno coinvolgono bambini o adolescenti, con una netta prevalenza maschile che rappresenta l’81% dei casi pediatrici.

I dati raccolti, provenienti da Istat e da un’analisi dei media condotta dall’ISS, rivelano una realtà ancora poco conosciuta: anche piccoli specchi d’acqua, come piscinette gonfiabili o stagni, possono essere pericolosi. Un bambino piccolo, soprattutto se ha appena iniziato a camminare, può rovesciarsi facilmente in acqua e sparire dalla vista in meno di 20 secondi.

La nuova campagna per l’estate

In vista dell’estate, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), insieme a nove Regioni italiane, ha lanciato una nuova campagna di sensibilizzazione. Al centro dell’iniziativa c’è un video educativo in cui un simpatico personaggio animato, il pesciolino Salvo, spiega ai genitori come comportarsi per evitare gli incidenti. L’obiettivo è correggere alcune false convinzioni diffuse, che possono compromettere la sicurezza dei più piccoli.

Molti adulti, ad esempio, ritengono erroneamente che in caso di difficoltà in acqua il bambino piangerà o schizzerà, attirando l’attenzione. In realtà, l’annegamento è spesso silenzioso e rapido. Altri pensano che la sorveglianza dei bambini spetti al bagnino, o che pochi minuti di distrazione siano innocui. Ma i dati mostrano che anche due soli minuti di assenza di supervisione possono essere fatali.

La supervisione adulta è fondamentale

Tra le cause principali di annegamento infantile emerge in modo chiaro l’inadeguata sorveglianza. Nel rapporto dell’ISS si evidenzia che, anche quando un adulto è presente vicino all’acqua, spesso è distratto da altre attività: il 38% ha dichiarato di aver parlato con altre persone durante la sorveglianza, il 18% di aver letto, il 17% di aver mangiato, e l’11% di aver usato il telefono.

Andrea Piccioli, direttore generale dell’Istituto Superiore di Sanità, sottolinea come instaurare un corretto rapporto con l’acqua sia fondamentale per lo sviluppo dei bambini, ma che questo rapporto debba essere accompagnato da attenzione, educazione e prevenzione. Le Regioni coinvolte, aggiunge, rappresentano un alleato prezioso per amplificare la diffusione della campagna e raggiungere un pubblico più ampio.

Piscine domestiche e adolescenti: le fasce più vulnerabili

Un’attenzione particolare viene rivolta anche alle piscine private e domestiche, dove si registra una percentuale significativa degli annegamenti infantili, pari al 53% per bambini sotto i 9 anni. Questi ambienti, se non adeguatamente vigilati, possono diventare trappole silenziose. L’attrazione che l’acqua esercita su un bambino piccolo, anche se si tratta solo di pochi centimetri d’acqua, può essere fatale se non accompagnata da una sorveglianza continua.

Anche gli adolescenti, sebbene spesso più sicuri di sé, rappresentano una fascia a rischio. Il rapporto evidenzia che questa categoria copre oltre la metà degli annegamenti nella fascia 0–19 anni, spesso per comportamenti imprudenti o tuffi in acque pericolose.

Le raccomandazioni dell’ISS

Tra le raccomandazioni principali dell’ISS, vi è l’invito a frequentare solo luoghi balneari sorvegliati, dove siano presenti bagnini qualificati. È sconsigliato tuffarsi in mare mosso o in aree con correnti forti, e viene raccomandato di prestare sempre attenzione alla segnaletica, soprattutto nei lidi attrezzati.

Educare i bambini all’acquaticità fin dalla tenera età, insegnare loro a nuotare, a rispettare l’acqua e a comportarsi in modo sicuro è una delle chiavi per ridurre drasticamente il rischio di incidenti. Ma la prevenzione parte sempre dagli adulti: evitare distrazioni, mantenere una vigilanza continua e non affidarsi solo alla presenza di un bagnino sono comportamenti fondamentali. Anche le abitudini apparentemente innocue, come tuffarsi subito dopo aver mangiato o dopo lunga esposizione al sole, possono aumentare il rischio.

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