Esondazione Frejus, nuovo campanello d’allarme a Bardonecchia. Appello dei geologi
A meno di due anni dall’evento del 2023, la nuova colata detritico-fangosa che ha colpito Bardonecchia, causando l’esondazione del Frejus, riporta al centro del dibattito la fragilità del territorio montano e l’urgenza di un approccio rinnovato alla gestione del rischio idrogeologico. Gli Ordini professionali e le società scientifiche chiedono un cambio di passo decisivo.
Annalisa Bove, neo-Presidente dell’Ordine dei Geologi del Piemonte, ha sottolineato l’inaccettabilità della perdita di vite umane a seguito di eventi di questa natura. La sua dichiarazione evidenzia la necessità di affrontare temi cruciali come la rilocalizzazione delle aree a maggiore rischio e un’efficace gestione delle fasi emergenziali in corso d’evento. In particolare per il Piemonte, Bove ha evidenziato l’importanza di rafforzare il sistema di allerta coordinato dalla Protezione Civile.
Da borgo medievale a zona a rischio: la crescita di Bardonecchia
Bardonecchia, comune strategico per i collegamenti con la Francia grazie alla sua posizione alla confluenza di quattro grandi valloni (Valle Stretta, Valle della Rho, Vallone del Frejus e Vallone di Rochemolles), ha visto una trasformazione da piccolo borgo medievale a cittadina turistica. Questo sviluppo, che d’estate porta la popolazione da 3.000 a 30.000 abitanti, ha purtroppo comportato l’occupazione di zone pericolose dal punto di vista geo-idrologico, rendendo il territorio ancora più vulnerabile.
La Presidente Bove ha inoltre insistito sulla necessità di sensibilizzare ed educare la popolazione (residente e turistica) sui comportamenti da adottare in caso di eventi meteorici importanti, come tenersi lontani dai corsi d’acqua, dai ponti e dai sottopassi.
Un cambio di paradigma: dalla gestione emergenziale a quella ordinaria
Rodolfo Carosi, Presidente della Società Geologica Italiana e docente del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino, ha espresso un auspicio chiaro: un cambio di paradigma nella coscienza collettiva di cittadini, enti e amministratori. L’invito è a passare da una visione puramente emergenziale degli eventi naturali a una gestione ordinaria.
Questa visione più complessa, ma decisamente più efficace e duratura, si fonda su pilastri imprescindibili: una accurata conoscenza geologica del territorio, l’aggiornamento continuo degli studi geologici e geo-idrologici di tutti i bacini interessati e una ridefinizione delle condizioni di pericolosità e rischio a supporto di una pianificazione territoriale adeguata. L’obiettivo è prevenire anziché curare, garantendo la sicurezza delle comunità di fronte a fenomeni naturali sempre più intensi.
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