Blackout in Spagna. Perché non è colpa del solare
Lo scorso lunedì, un blackout di vaste proporzioni ha colpito Spagna e Portogallo lasciando milioni di cittadini senza elettricità per diverse ore. Mentre le autorità locali indagano ancora sulle cause tecniche dell’incidente, in Italia è subito partito un dibattito mediatico e politico che ha attribuito la colpa all’energia solare.
Tuttavia, questa ricostruzione è stata prontamente smentita dallo stesso primo ministro spagnolo, Pedro Sánchez, che ha escluso qualsiasi responsabilità diretta delle fonti rinnovabili. A sostenerlo anche Greenpeace Italia, che denuncia la strumentalizzazione del blackout per screditare la transizione energetica.
Accuse infondate
Secondo Simona Abbate, portavoce della campagna Clima di Greenpeace Italia, l’episodio riflette un copione già visto: ogni occasione è buona per colpire la transizione ecologica. “In Italia, la discussione sulla transizione energetica non è indipendente — spiega Abbate — ma influenzata da interessi legati alle lobby fossili”. Il riferimento è chiaro: settori della politica e dei media italiani sembrano sfruttare ogni criticità del sistema elettrico europeo per delegittimare le fonti rinnovabili, ignorando dati e analisi oggettive.
Rinnovabili vs nucleare
Contrariamente alla narrazione dominante, le energie rinnovabili hanno dimostrato una straordinaria capacità di risposta durante la crisi. Quando il sistema ha iniziato a riavviarsi, verso le 17, il 90% dell’elettricità prodotta in Spagna proveniva già da fonti rinnovabili. Nel frattempo, una centrale nucleare risultava ancora ferma, a causa della complessità e lentezza delle procedure di riavvio. Questo evidenzia un limite strutturale del nucleare: la sua scarsa flessibilità lo rende inadatto a supportare una rete elettrica moderna, dinamica e resiliente.
Narrazione pericolosa
Sfruttare eventi come il blackout per screditare le fonti rinnovabili è una strategia che rischia di rallentare il progresso verso un sistema energetico sostenibile. Le rinnovabili non sono solo pulite, ma anche sempre più affidabili, come dimostrano i fatti e i numeri. La priorità, secondo Greenpeace, deve essere quella di potenziare la rete elettrica e migliorare la gestione dell’intermittenza, non tornare indietro affidandosi a soluzioni obsolete e poco compatibili con l’urgenza climatica.
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