Bonifiche in stallo: l’Italia ferma sui siti inquinati tra ritardi e reati
In Italia la bonifica degli ex siti industriali e delle aree contaminate procede con lentezza esasperante. Il nuovo rapporto “Le bonifiche in stallo”, presentato da ACLI, AGESCI, ARCI, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera, denuncia tre gravi criticità: ritardi burocratici, pochissimi ettari bonificati ogni anno e numerosi reati di omessa bonifica accertati negli ultimi nove anni.
Siti inquinati: solo il 6% dei suoli è stato bonificato
Nel 2023, su 41 SIN (Siti di Interesse Nazionale) che coprono circa 148.598 ettari, solo il 6% dei suoli ha concluso il percorso di bonifica. Ancora peggio per le acque sotterranee, dove solo il 2% ha completato la procedura. Una media di appena 11 ettari bonificati all’anno mette in prospettiva i tempi reali: servirebbero oltre 60 anni per sanare solo i siti “virtuosi”.
La lentezza del sistema
Le tempistiche previste per legge – 18 mesi per le prime tre fasi della bonifica – sono completamente disattese. In molti casi, i procedimenti si protraggono per decenni. La mancanza di una strategia nazionale strutturata blocca l’avvio degli interventi e rallenta le decisioni operative.
Reati in crescita: Sicilia maglia nera
Dal 2015 al 2023, sono stati rilevati 35 reati di omessa bonifica su 241 controlli, con 50 denunce e 7 arresti. La Sicilia è la regione più colpita con 17 reati, seguita da Lazio e Lombardia. Dati che confermano una grave falla nel rispetto della legge sugli ecoreati del 2015.
SIN e SIR: 6,2 milioni di italiani vivono in zone a rischio sanitario
Secondo lo studio “Sentieri” dell’Istituto Superiore di Sanità, chi vive nei SIN e nei SIR è esposto a maggiori rischi di mortalità e ospedalizzazione. Le bonifiche non sono solo una questione ambientale, ma riguardano direttamente il diritto alla salute di milioni di persone.
La roadmap per ripartire
Le associazioni promotrici propongono una roadmap nazionale in 12 punti, articolata su tre aree: governance normativa e procedurale, integrazione sanitaria e reindustrializzazione sostenibile. Tra le misure chiave: semplificare le procedure, rafforzare il principio “chi inquina paga”, e avviare monitoraggi partecipati con cittadini ed enti locali.
Opportunità economica sprecata
Secondo Confindustria, le bonifiche potrebbero generare un indotto economico di circa 30 miliardi di euro e 200.000 nuovi posti di lavoro in cinque anni. Ma l’assenza di un piano nazionale frena anche queste possibilità di sviluppo, in una fase cruciale di transizione ecologica.
Problema europeo
Anche in Europa il tema resta critico: l’EEA stima 2,8 milioni di siti contaminati, ma solo l’8,3% è stato bonificato. L’Italia però si distingue negativamente per lentezza e incapacità di implementare le norme esistenti.
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