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Fringuelli e storni, sì alla caccia in deroga in Liguria e Lombardia: protesta il WWF

Fringuelli e storni, sì alla caccia in deroga in Liguria e Lombardia: protesta il WWF

Dopo l’Abruzzo, anche la Liguria e la Lombardia decidono di autorizzare la caccia in deroga a due specie di uccelli protetti a livello europeo: lo storno e il fringuello. Una scelta che ha sollevato immediatamente l’indignazione delle associazioni ambientaliste, anche per le motivazioni addotte: non danni agricoli o squilibri ecologici, ma ragioni di tipo gastronomico e folkloristico.

“Piatti tradizionali” contro biodiversità

A motivare la decisione della Giunta Regionale ligure, è stata infatti la presenza dei fringuelli e degli storni nei ricettari storici della cucina rurale locale. Secondo le istituzioni, questi piatti rappresentano un elemento del “patrimonio e folclore” della Liguria, e giustificherebbero l’abbattimento, in deroga, di specie protette a livello europeo dalla Direttiva Uccelli 2009/147/CE.

Una giustificazione che ha dell’incredibile per le associazioni ambientaliste, secondo cui mai prima d’ora un atto amministrativo aveva citato dei ricettari di cucina come fondamento giuridico. “Un fringuello pesa meno della cartuccia con cui viene ucciso – denuncia il WWF – ed è inaccettabile pensare che un piatto tradizionale giustifichi l’eliminazione di migliaia di uccelli protetti”.

Le decisioni delle Regioni

Il caso non è isolato. Nella Conferenza Stato-Regioni del 12 giugno 2025, le Regioni italiane hanno stabilito – con il consenso del Governo – di autorizzare l’abbattimento in deroga di oltre 800.000 piccoli uccelli protetti, tra cui fringuelli e storni. Una decisione che viola il principio generale di protezione dell’avifauna, sostenuto dalla normativa europea e ribadito anche dall’articolo 9 della Costituzione italiana.

Secondo la direttiva europea, le deroghe alla protezione possono essere concesse solo in casi eccezionali, ad esempio per comprovati e documentati danni all’agricoltura. Ma in questo caso, sottolineano le associazioni, non esiste alcuna evidenza scientifica o economica a supporto della scelta.

Già quattro condanne all’Italia

Non è la prima volta che l’Italia finisce nel mirino di Bruxelles. Tra il 2008 e il 2011, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha già condannato quattro volte il nostro Paese per abusi nella concessione delle deroghe venatorie, anche per responsabilità dirette della Liguria.

Nel 2021, la stessa Corte ha ribadito che “le tradizioni locali non possono essere utilizzate come motivazione per l’abbattimento di specie protette”, una presa di posizione netta che rende ancora più evidente la forzatura giuridica e politica dietro le recenti decisioni regionali.

La reazione delle associazioni

Le associazioni ambientaliste – tra cui WWF, Lipu, Enpa, Lav, Italia Nostra e Lndc – hanno reagito con fermezza. Dopo una lettera inviata al presidente della Regione Liguria Marco Bucci a febbraio, in cui si contestavano le motivazioni “surreali” della deroga, è arrivata una diffida formale rivolta a tutte le Regioni coinvolte.

Nonostante ripetute richieste, nessun incontro è stato ancora concesso da parte del presidente ligure, e nel frattempo la notizia che anche la Lombardia stia per approvare misure simili ha acceso ulteriormente il confronto politico e giuridico.

Una battaglia politica, etica e costituzionale

Per le associazioni, questa vicenda va ben oltre la caccia: si tratta di una questione di legalità, coerenza costituzionale e responsabilità politica. L’Italia, firmataria di convenzioni internazionali per la tutela della biodiversità, rischia di nuovo sanzioni da parte dell’Unione Europea, e di compromettere seriamente la propria credibilità ambientale.

Secondo il WWF, queste scelte non rispondono a reali necessità ambientali, ma sono dettate da interessi elettorali locali. In gioco non c’è solo la vita di centinaia di migliaia di piccoli uccelli, ma anche il rispetto delle regole e dei principi fondamentali di tutela della natura.

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