Caccia in deroga, associazioni ambientaliste contro le regioni
Lo scorso Il 12 giugno, la Conferenza Stato-Regioni ha approvato una delibera che segna l’inizio di una nuova fase nella gestione delle deroghe per la caccia. Le amministrazioni regionali sembrano intenzionate a distribuire “piccole quantità” di esemplari cacciabili tra cui specie protette come il fringuello e lo storno. Questo atto solleva forti perplessità, sia dal punto di vista giuridico che etico.
Le deroghe
Le deroghe alla Direttiva Uccelli 2009/147/CE, che stabilisce misure di protezione per numerose specie aviarie, sono concesse in casi particolari. Tuttavia, secondo le associazioni ambientaliste, l’attuale approvazione delle deroghe risulta priva di motivazioni giuridiche valide e sembra essere un tentativo di assecondare interessi politici elettorali, piuttosto che garantire la tutela della biodiversità.
La protesta delle associazioni ambientaliste
ENPA, LAC, LAV, Legambiente, Lipu e WWF Italia hanno prontamente reagito con una diffida formale. Queste associazioni ambientaliste chiedono un immediato ritiro delle deroghe, sottolineando che l’assenza di motivazioni oggettive rende il provvedimento altamente contestabile. Le accuse di “deriva politica” sembrano avere una forte eco tra gli ambientalisti, che temono anche possibili sanzioni da parte dell’Unione Europea.
Le criticità giuridiche e i rischi per l’Italia
L’Italia ha già affrontato in passato procedimenti legali con l’Unione Europea riguardo l’uso improprio delle deroghe per la caccia. La Corte di Giustizia dell’UE ha condannato l’Italia per aver attivato deroghe in violazione dei presupposti previsti dalla normativa comunitaria, mettendo in evidenza gravi lacune nelle motivazioni, nei controlli e nelle valutazioni alternative. La situazione attuale sembra ricalcare questi stessi errori, con potenziali ricadute economiche e legali per il Paese.
Tutela della natura
Ogni deroga alla protezione delle specie deve rispettare una serie di condizioni rigorose: motivazioni precise, assenza di alternative soddisfacenti, modalità selettive e un controllo rigoroso. Tuttavia, le associazioni denunciano che queste condizioni non sono rispettate dalla delibera approvata, mettendo così in pericolo la biodiversità italiana e la credibilità del sistema giuridico del Paese.
Tutela specie protette
Le associazioni ambientaliste concludono il loro appello chiedendo un passo indietro da parte delle Regioni e invitando il Ministro dell’Ambiente a vigilare affinché le disposizioni della legge nazionale e della Direttiva europea siano rispettate. La tutela delle specie protette non è solo una questione legale, ma un imperativo morale che riguarda tutti noi.
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