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L’ondata di caldo in Africa non sarebbe stata così grave senza cambiamento climatico

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L’ondata di caldo in Africa non sarebbe stata così grave senza cambiamento climatico

In tutto il mondo continuano le manifestazioni climatiche estreme, conseguenza dell’inquinamento umano. Tra Africa occidentale e Sahel è arrivata un’ondata di caldo che ha fatto salire le temperature fino a 48° in Mali. Un fenomeno che, secondo gli scienziati, sarebbe impossibile senza il cambiamento climatico indotto dall’uomo. A Bamako, capitale del Mali, l’ospedale Gabriel Toure ha registrato 102 morti causate dal grande caldo solo nei primi giorni di aprile.

Secondo un’analisi degli scienziati del Word Weather Attribution Group, riportata dalla Bbc, le massime registrate di giorno e di notte non sarebbero state possibili senza l’uso prolungato di carbone, petrolio e gas in tutto il mondo, nonché senza la profonda deforestazione che affligge il globo.

Il cambiamento climatico e la sua influenza sul caldo africano

Lo studio specifica che le temperature erano già più alte di 1.5 gradi di giorno e 2 di notte rispetto alla normalità in Mali e Burkina Faso. Circa la metà dei morti registrati avevano più di 60 anni e, pur con comorbilità, l’ondata di caldo ha ricoperto un ruolo decisivo nel degenero delle loro condizioni. Proprio quei 2 gradi in più potrebbero essere stati fatali.

Con temperature medie globali ora circa 1,2°C più calde rispetto ai livelli preindustriali, gli scienziati affermano che eventi come questo recente in Mali si verificherebbero una volta ogni 200 anni. Ma se le temperature globali superassero i 2°C, ogni 20 anni si verificherebbero potenti ondate di caldo.



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El Nino e il caldo anomalo del mondo

A tutto questo si associa la grave siccità che ha colpito i paesi dell’Africa meridionale all’inizio di quest’anno. Le scarse precipitazioni hanno causato la perdita dei raccolti in diversi paesi, portando circa 20 milioni di persone a soffrire la fame. La carenza d’acqua nello Zambia e nello Zimbabwe ha provocato epidemie di colera con stati di catastrofe dichiarati in entrambi i paesi e nel vicino Malawi.

In questo caso la causa principale è El Nino (ENSO), quel fenomeno climatico che tutto il mondo sta attraversando da giugno 2023, appena dichiarato concluso dall’Ufficio di meteorologia dell’Australia. Si tratta di un forte riscaldamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico nei mesi di dicembre e gennaio principalmente, che arriva in media ogni cinque anni. Da solo provoca inondazioni nelle zone più vicine e siccità in quelle più lontane all’origine del fenomeno.

Ora sembra che siamo passati ad uno stato neutro del clima mondiale che potrebbe concedere un’estate più fresca rispetto allo scorso anno, senza però annullare gli effetti “umani” sul clima che, a differenza di El Nino, sono permanenti.

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