Malattie reumatologiche: come il cambiamento climatico colpisce i pazienti più fragili
Negli ultimi giorni, l’Italia e buona parte dell’Europa stanno affrontando temperature eccezionalmente elevate, una condizione che non è più un’eccezione stagionale, ma sempre più una realtà costante. Le ondate di calore non rappresentano soltanto un disagio ambientale: sono una vera e propria minaccia per la salute pubblica, soprattutto per le persone che convivono con malattie reumatologiche come artrite reumatoide, lupus, gotta e artrosi. A sottolineare questa vulnerabilità è Andrea Doria, presidente della Società Italiana di Reumatologia (SIR), che spiega come i pazienti affetti da patologie infiammatorie autoimmuni siano particolarmente sensibili agli stress termici. Variazioni repentine di temperatura, alti livelli di umidità e inquinamento atmosferico possono infatti accentuare i sintomi, portare a riacutizzazioni e perfino a un aumento delle ospedalizzazioni.
Clima e infiammazione
L’impatto del cambiamento climatico sulle malattie reumatologiche è ormai così evidente da essere stato oggetto di analisi in un white paper dell’American College of Rheumatology. Gian Domenico Sebastiani, past president della SIR, sottolinea come le temperature elevate inducano nell’organismo una risposta infiammatoria, con il rilascio di citochine e l’aumento dello stress ossidativo. Questi fattori peggiorano le condizioni di chi soffre di malattie autoimmuni. Ma non è solo il caldo a influire: l’inquinamento atmosferico può modificare l’epigenetica, cioè la regolazione dell’attività genetica. Questo significa che, in persone predisposte, l’ambiente può “accendere” quei geni che stimolano l’infiammazione o l’autoimmunità, contribuendo così all’insorgenza o all’aggravamento delle patologie reumatiche.
Zanzare, virus e pazienti immunodepressi
Gli effetti del clima sulla salute non si fermano al solo stress termico. Il riscaldamento globale e la tropicalizzazione di molte aree temperate stanno modificando la distribuzione degli insetti vettori di malattie infettive. Il virus West Nile, trasmesso da zanzare ormai presenti anche in Italia, è particolarmente pericoloso per chi assume farmaci immunosoppressori, come spesso accade nei pazienti reumatologici. Sebastiani evidenzia come i soggetti immunodepressi siano più vulnerabili a infezioni che, un tempo, sembravano lontane e legate solo a Paesi tropicali. Anche virus come la Chikungunya o la Borrelia, responsabile della malattia di Lyme, possono scatenare risposte reattive che in alcuni casi evolvono in vere e proprie patologie infiammatorie croniche.
Microbioma e clima
Un altro elemento da considerare è l’effetto del cambiamento climatico sul microbioma umano, l’insieme dei microrganismi che convivono nel nostro corpo e che svolgono un ruolo chiave nel regolare il sistema immunitario. Gli esperti della SIR mettono in evidenza come le alterazioni del clima possano modificare questo delicato equilibrio, soprattutto nei bambini e nei giovani adulti, che sono ancora in fase di sviluppo immunitario. Cambiamenti nel microbioma possono influenzare la capacità del corpo di reagire correttamente agli stimoli ambientali, predisponendo anche allo sviluppo di malattie autoimmuni, comprese quelle di natura reumatologica.
Sole e malattie reumatologiche
Con l’aumento delle temperature e l’esposizione più frequente al sole, i pazienti reumatologici devono prestare attenzione a comportamenti che, per la maggior parte delle persone, potrebbero sembrare innocui. Nel lupus, ad esempio, i raggi ultravioletti possono causare riacutizzazioni non solo cutanee ma anche sistemiche. Anche in chi segue terapie a base di cortisone o farmaci fotosensibilizzanti, il sole può scatenare reazioni avverse, perché la pelle, già più fragile, è meno in grado di difendersi dai raggi UV. Non basta restare sotto l’ombrellone: i raggi solari si riflettono sulla sabbia e possono comunque colpire la pelle, aumentando il rischio di danni. In estate è quindi fondamentale adottare comportamenti protettivi, evitando le ore più calde e usando adeguate protezioni solari.
Caldo, disidratazione e dieta
Il caldo intenso può portare alla disidratazione, un fattore che rende l’organismo più vulnerabile alle infezioni e agli squilibri metabolici. Nei pazienti con gotta, ad esempio, la disidratazione può favorire l’accumulo di acido urico e innescare un attacco acuto. Anche alcune scelte alimentari tipiche delle vacanze estive, come il consumo di pesce azzurro e crostacei, possono aggravare la sintomatologia a causa del loro alto contenuto di purine. Inoltre, l’aumento delle temperature può causare danni alla cartilagine, peggiorando condizioni come l’artrosi. Per chi convive con malattie reumatologiche, quindi, l’alimentazione e l’idratazione diventano aspetti da gestire con particolare cura durante i mesi più caldi.
Viaggi, infezioni e vaccinazioni
L’estate è anche tempo di viaggi, ma per chi soffre di malattie reumatologiche è importante pianificare con attenzione ogni spostamento, soprattutto verso destinazioni esotiche. Il rischio di contrarre infezioni, già più alto a causa delle terapie immunosoppressive, può aumentare ulteriormente in contesti dove le malattie infettive sono più diffuse. Gli esperti della SIR consigliano di consultare il proprio reumatologo prima di partire e di rivolgersi ai centri vaccinali per ricevere le immunizzazioni necessarie. È un passaggio cruciale per ridurre il rischio di complicanze durante e dopo il viaggio.
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