Carne e città: come il consumo urbano impatta sulle emissioni di gas serra
Ogni anno, le città degli Stati Uniti consumano più di 11 milioni di tonnellate di carne. Questo dato, di per sé imponente, assume un significato ancora più rilevante alla luce dell’impatto ambientale che comporta. Secondo un’analisi pubblicata su Nature Climate Change, le emissioni di gas serra legate al consumo di carne sono fortemente influenzate dalle abitudini alimentari urbane e dalle catene di approvvigionamento che collegano le città alle aree rurali produttrici.

Catene di approvvigionamento e impronta ecologica
Lo studio utilizza un approccio innovativo per misurare l’impronta ecologica, basandosi sulla reale provenienza della carne piuttosto che su medie nazionali. Questo metodo permette di analizzare con precisione l’intensità delle emissioni lungo tutta la filiera. Per esempio, Los Angeles si approvvigiona attraverso una rete che coinvolge centinaia di contee, dalla produzione del mangime all’allevamento, fino alla lavorazione della carne.
Carne di manzo e metano
Tra tutte le tipologie di carne, quella di manzo risulta la più inquinante a causa delle pratiche agricole intensive e della produzione di metano. Le emissioni variano però in base alla zona di produzione: regioni che utilizzano pascoli naturali o alimentano animali da latte tendono a produrre meno gas serra rispetto agli allevamenti intensivi.
Pollame e maiale
La carne di pollo e quella di maiale hanno un’impronta ecologica inferiore rispetto al manzo, ma non sono prive di impatti. Anche in questi casi, le emissioni dipendono dalle modalità di allevamento. Una gestione non sostenibile può generare alte quantità di metano e ossidi di azoto, due gas serra molto potenti.
Il ruolo delle città nella riduzione delle emissioni
Le città hanno un’enorme responsabilità nella lotta al cambiamento climatico. Non solo sono grandi consumatrici di carne, ma hanno anche la possibilità di influenzare le politiche alimentari e le abitudini dei cittadini. Lo studio propone un cambio di dieta come una delle soluzioni più efficaci: sostituire il manzo con il pollame può ridurre le emissioni fino al 33%. A questo si aggiunge l’impatto positivo derivante dalla riduzione degli sprechi alimentari, che può comportare un ulteriore abbattimento delle emissioni fino al 16%.
Il concetto di meatshed
Come il foodshed definisce l’area da cui proviene il cibo di una città, il meatshed delinea le zone di origine della carne. Questo concetto aiuta a comprendere meglio le connessioni tra aree urbane e rurali e a individuare soluzioni su misura per ridurre l’impronta ecologica. Alcune città del Midwest, ad esempio, si riforniscono da aree a bassa intensità di emissioni, ottenendo un impatto minore rispetto ad altre del Sud che dipendono da allevamenti ad alta intensità.
Politiche pubbliche e diete sostenibili
Lo studio invita le amministrazioni locali a introdurre politiche che favoriscano l’adozione di diete più sostenibili. Ciò può includere l’offerta di alimenti plant-based nelle mense pubbliche, l’educazione alimentare e il supporto economico per rendere più accessibili i cibi a base vegetale. Alcune città come New York hanno già avviato iniziative in questa direzione, ma serve un impegno più diffuso e strutturato.
Cibo, clima e futuro urbano
La riduzione delle emissioni legate al consumo di carne nelle città è un obiettivo cruciale per contenere il riscaldamento globale. Agire sia sul lato della domanda che su quello dell’offerta, con scelte alimentari consapevoli e una maggiore sostenibilità nelle catene di approvvigionamento, può fare la differenza. Le città hanno il potere e la responsabilità di guidare questa trasformazione.
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