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Cemento illegale, l’allarme di Legambiente: oltre 48mila reati in tre anni

Cemento illegale, l’allarme di Legambiente: oltre 48mila reati in tre anni

Negli ultimi anni l’Italia registra un forte incremento dell’abusivismo edilizio. Secondo i dati raccolti da Legambiente nel Rapporto Ecomafia 2022-2024, i reati legati al ciclo illegale del cemento hanno raggiunto quota 48.335 nel periodo 2021-2024, con una crescita del 43,5%. L’Istat conferma questa tendenza segnalando nel Bes 2022 un aumento del 9,1% delle costruzioni abusive, un livello che non si osservava dal 2004. L’istituto evidenzia come la ripresa post-pandemica dell’edilizia residenziale abbia trascinato con sé anche la componente illegale.

Le conseguenze riguardano non solo la violazione delle norme urbanistiche, ma anche il peggioramento della sicurezza territoriale: dall’aggravamento del rischio sismico al dissesto idrogeologico, fino al degrado paesaggistico. Nonostante la gravità del fenomeno, molte aree del Paese continuano a produrre edilizia fuori dalla legalità nell’attesa di futuri condoni.

I numeri delle regioni più colpite

Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Lazio sono le regioni con la maggiore concentrazione di nuove costruzioni illegali. In Campania, per ogni 100 abitazioni regolari se ne realizzano 50,4 abusive, mentre in Calabria il rapporto sale a 54,1. Il quadro è aggravato dall’inefficacia delle demolizioni: su oltre 70mila ordinanze emesse da 435 Comuni monitorati, risulta eseguito solo il 15,3%.

Questa bassa percentuale è dovuta anche alla circolare del Ministero dell’Interno del 2021 che ha limitato il potere sostitutivo dei Prefetti, previsto dalla legge 120/2020 per intervenire nei Comuni inadempienti. A ciò si aggiunge il mancato rifinanziamento dei fondi dedicati alle demolizioni, lasciando molte amministrazioni senza risorse operative.

Incremento dei reati nel ciclo del cemento

L’escalation dell’illegalità è evidente: tra il 2021 e il 2022 i reati inerenti al cemento sono aumentati del 28,8%, raggiungendo 13.621 illeciti penali accertati nel 2024. Ogni anno il bilancio peggiora, confermando l’allarme lanciato dagli organismi di controllo e dagli enti ambientali. Senza un’azione forte e coordinata, l’abusivismo rischia di consolidarsi ulteriormente.

Il dibattito sul condono e le critiche di Legambiente

Il tema riemerge spesso in prossimità delle tornate elettorali, alimentando proposte di riapertura dei termini dei condoni edilizi. Una prospettiva che Legambiente considera pericolosa e controproducente. Secondo il presidente Stefano Ciafani, ogni condono manda un messaggio chiaro: costruire illegalmente può essere premiato. Questo alimenta nuove violazioni, danneggia il mercato edilizio che opera legalmente e non risolve l’emergenza abitativa.

Per Legambiente la risposta al bisogno di casa non è la regolarizzazione degli abusi, ma una legge nazionale per la rigenerazione urbana, senza ulteriore consumo di suolo, sostenuta da risorse adeguate per l’edilizia pubblica.

Le proposte di Legambiente

L’associazione ambientalista propone l’adozione di un vero Piano nazionale di contrasto all’abusivismo edilizio e ha presentato un emendamento alla legge di bilancio con misure concrete. Tra queste:

50 milioni di euro l’anno per rifinanziare il Fondo per la demolizione di opere abusive del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, utilizzabile anche da prefetture e autorità giudiziaria

100 milioni di euro per il Fondo di rotazione della Cassa Depositi e Prestiti destinato alle demolizioni

100 milioni di euro annui per il Ministero della Giustizia per eseguire ordini di demolizione e ripristino dei luoghi

un nuovo Fondo presso il Ministero delle Infrastrutture per la chiusura delle pratiche di condono ancora inevase, con una dotazione di 100 milioni di euro annui

A ciò si affiancano proposte normative, come l’estensione del potere sostitutivo delle Prefetture alle ordinanze di demolizione emesse prima del 2020 e l’introduzione di sanzioni penali più severe per i dirigenti comunali che non applicano le disposizioni previste. Legambiente sollecita inoltre controlli più stringenti anche sulle aziende erogatrici di servizi che stipulano contratti con proprietari di immobili illegali.

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