Centrali a Carbone di Brindisi e Civitavecchia: cosa succede nel 2026?
Il futuro delle centrali a carbone di Brindisi e Civitavecchia è a un bivio. Mentre l’Italia si avvicina alla scadenza cruciale del 31 dicembre 2025 per l’uscita definitiva dal carbone, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha presentato un’informativa al Consiglio dei Ministri che apre nuovi scenari.
Tra impegni green e necessità di non restare “al buio”, ecco cosa cambierà davvero per i due siti Enel e per la sicurezza energetica nazionale nel corso del 2026.
Il dilemma della sicurezza: perché le centrali non chiuderanno del tutto?
Nonostante il phase-out (lo spegnimento graduale) sia confermato dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), il contesto internazionale è profondamente mutato. Le tensioni geopolitiche e l’incertezza sulle forniture di gas naturale hanno spinto il Governo a una riflessione pragmatica.
“Abbiamo il dovere di garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale”, ha spiegato il Ministro Pichetto. L’ipotesi principale sul tavolo non è più la chiusura tombale immediata, ma il mantenimento in riserva strategica.
Cosa significa “Mantenimento in Riserva”?
In termini semplici, le centrali di Brindisi e Civitavecchia potrebbero non produrre energia quotidianamente, ma restare in uno stato di “stand-by operativo”. Questo permetterebbe di:
- Intervenire in caso di emergenza: Se il prezzo del gas dovesse schizzare o se le forniture venissero interrotte, il carbone tornerebbe a dare stabilità.
- Tutela Nazionale: Evitare blackout o picchi insostenibili nelle bollette elettriche degli italiani.
L’impatto su Brindisi e Civitavecchia: Lavoro e Riconversione
Le due centrali, storicamente pilastri economici per la Puglia e il Lazio, non risultano più competitive sul mercato energetico attuale rispetto alle rinnovabili. Tuttavia, la loro gestione nel 2026 non riguarda solo i watt prodotti, ma anche migliaia di famiglie.
Il Ministero ha confermato che ogni decisione sarà presa monitorando i profili industriali e occupazionali. La sfida della riconversione punta a trasformare questi siti in:
- Poli tecnologici energetici: Progetti legati all’idrogeno o all’accumulo di energia.
- Aree logistiche avanzate: Sfruttando la posizione strategica dei porti di Brindisi e Civitavecchia.
FAQ: Domande frequenti sul futuro del carbone in Italia
Quando chiuderanno definitivamente le centrali a carbone in Italia? Il Piano Nazionale (PNIEC) fissa il termine della produzione ordinaria al 31 dicembre 2025. Dal 2026 gli impianti potrebbero restare attivi solo come riserva di sicurezza.
Cosa succederà ai lavoratori di Brindisi e Civitavecchia? Il Ministero sta monitorando i profili occupazionali per garantire che la riconversione dei siti in poli energetici green o tecnologici protegga i posti di lavoro esistenti.
Le centrali a carbone peseranno ancora sull’ambiente? Essendo “in riserva”, le centrali resteranno spente per la maggior parte del tempo, riducendo drasticamente le emissioni rispetto agli anni passati.
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