In Cina sorgerà la più grande diga idroelettrica del mondo
La Cina ha ufficialmente dato il via ai lavori per la costruzione di un’immensa centrale idroelettrica lungo il fiume Yarlung Tsangpo. Questo corso d’acqua, che nasce in Tibet e attraversa l’Himalaya settentrionale prima di raggiungere India e Bangladesh (dove assume il nome di Brahmaputra), sarà il sito della più grande diga del mondo.
Un progetto da record: 60 Gigawatt di potenza
La megadiga sorgerà a quasi 5.000 metri di altitudine e, una volta completata, avrà una capacità di ben 60 gigawatt. Per dare un’idea della sua scala, basti pensare che la più grande centrale idroelettrica italiana, la Luigi Einaudi a Entracque (Piemonte), supera di poco 1 gigawatt. Questo rende l’impianto sul Yarlung Tsangpo non solo il più grande della Cina, ma del mondo intero, superando anche la già gigantesca diga delle Tre Gole sul fiume Yangtze.
Il cantiere, inaugurato in Tibet di fronte al primo ministro cinese Li Qiang, ha un costo stimato di 127 miliardi di dollari. Secondo le autorità di Pechino, quest’opera è “determinante nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi climatici” della nazione asiatica. L’idroelettrico, infatti, è una fonte rinnovabile e a basse emissioni: una volta operativa, la centrale dovrebbe produrre annualmente la stessa quantità di energia dell’intera Germania.
Le ombre di un’opera smisurata: impatti ambientali e sociali
Nonostante gli annunci positivi, un progetto di tali dimensioni solleva vive inquietudini, anche dal punto di vista ambientale e sociale. Vincent Metten, dell’organizzazione non governativa International Campaign for Tibet, ha espresso preoccupazione a France Info: “Potenzialmente, potrebbero essere costrette ad abbandonare le loro terre decine di migliaia di persone. Il tutto per rispondere alla sete di energia di Pechino e delle sue aziende.”
L’impianto, che sarà un sistema a cascata di cinque centrali, sorgerà in una zona sismica, un fattore che accende i dubbi sui rischi in caso di grandi movimenti tellurici. Ma l’impatto maggiore potrebbe riguardare il fiume stesso: lo Yarlung Tsangpo è vitale per circa due miliardi di persone che vivono a valle. Dighe di queste proporzioni rischiano di trattenere i sedimenti fondamentali per la fertilità dei terreni agricoli a valle, compromettendo l’agricoltura locale.
Rischi geopolitici: la pressione sulla risorsa idrica
“Assistiamo a una frenesia e a un accaparramento di risorse naturali in Tibet, che si tratti di litio, uranio, rame, cobalto, o acqua come in questo caso”, ha aggiunto Metten. Per questo motivo, India e Bangladesh hanno manifestato profonda inquietudine. Le regioni attraversate dal fiume sono densamente popolate in entrambi i paesi, e la nuova diga potrebbe permettere alla Cina, qualora volesse, di ridurre enormemente il flusso idrico del Brahmaputra.
Questo scenario trasforma la centrale idroelettrica in un potenziale mezzo di pressione geopolitica. Considerando le complesse relazioni indo-cinesi degli ultimi anni, la preoccupazione di Nuova Delhi è comprensibile. Da parte sua, il governo cinese assicura che “nulla verrà modificato e che non ci saranno impatti legati alla diga”, tuttavia, le caratteristiche precise dell’impianto non sono ancora state rese note da Pechino.
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