No al deposito nucleare nella Tuscia: Coldiretti Lazio lancia petizione e incontra la Regione
La Tuscia si mobilita contro l’ipotesi di ospitare il Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi. Coldiretti Lazio ha lanciato una petizione che sarà sottoposta a 60 sindaci della provincia di Viterbo, chiedendo al Governo, ai ministeri competenti e alla SOGIN di escludere definitivamente il Viterbese da qualsiasi futura localizzazione.
L’iniziativa è stata presentata oggi dal presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, al presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, che ha ricevuto una delegazione della federazione provinciale e la presidente di Coldiretti Viterbo, Maria Beatrice Ranucci. L’incontro ha ribadito la ferma opposizione del mondo agricolo a un progetto ritenuto devastante per il territorio.
Il fronte comune contro una scelta definita inaccettabile
Il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, ha espresso pieno sostegno alla petizione di Coldiretti: “Approvo e condivido il documento che Coldiretti propone di firmare ai sindaci della provincia di Viterbo”. Rocca ha ricordato la sua storica contrarietà a provvedimenti che hanno penalizzato la Tuscia, citando il piano rifiuti e la proliferazione indiscriminata di impianti eolici e fotovoltaici. Riguardo al deposito nucleare, ha evidenziato che la Regione Lazio ha già impugnato la Carta Nazionale delle Aree Idonee e ha ricordato la recente dichiarazione del Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, che ha definito “superata” la carta dei 51 siti idonei.
Rocca ha invitato tutti i sindaci della Tuscia alla sottoscrizione della petizione, sottolineando che “farlo non significa sostenere battaglie di parte ma obiettivi comuni su cui tutti ci dobbiamo unire per tutelare un territorio bellissimo sia sotto il profilo ambientale e paesaggistico sia sotto il profilo storico e culturale.”
Un patrimonio da difendere: no a rischi per salute ed economia
David Granieri, presidente di Coldiretti Lazio, ha ribadito la posizione ferma dell’organizzazione: “Non si può parlare di sostenibilità e qualità del cibo, e allo stesso tempo mettere a rischio l’intera filiera agroalimentare. La Tuscia merita investimenti per valorizzare le sue eccellenze, non per comprometterle con decisioni che non possono essere accettate.” Granieri ha evidenziato come la scelta del deposito rappresenti una grave minaccia per l’integrità ambientale, economica e sociale della provincia, un patrimonio di inestimabile valore che non può essere “accettata passivamente, né subita in assenza di un vero confronto democratico.”
Coldiretti Lazio ha sottolineato che un deposito di stoccaggio comporterebbe un potenziale rischio per la salute dei cittadini, per l’ambiente e per le falde acquifere. Non solo, ma significherebbe anche una compromissione irreversibile della vocazione agricola e turistica del territorio, con conseguenze disastrose per l’economia locale e la distruzione del tessuto paesaggistico e culturale.
“La provincia di Viterbo non può e non deve diventare la discarica radioattiva d’Italia,” ha ribadito Granieri. “Sarebbe un colpo mortale alla vocazione agricola della Tuscia, oltre che un rischio concreto per la salute e per l’equilibrio ambientale dell’intera area. Coldiretti Lazio e Coldiretti Viterbo continueranno a presidiare ogni tavolo istituzionale, insieme ai sindaci, per impedire che questa minaccia diventi realtà. La difesa del territorio è una priorità non negoziabile.”
La mobilitazione in Tuscia è un chiaro segnale di resistenza a un progetto che le comunità locali percepiscono come un’ingiustizia e un’imposizione, minando il principio di autodeterminazione e la tutela del loro futuro.
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