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Congresso ISDE: 35 anni di medicina ambientale tra crisi climatica, inquinamento e salute pubblica

Congresso ISDE: 35 anni di medicina ambientale tra crisi climatica, inquinamento e salute pubblica

Si è aperto ieri, presso l’Auditorium Aboca, il Congresso Nazionale ISDE Italia 2025, un’edizione particolarmente significativa che celebra il trentacinquesimo anniversario della fondazione dell’associazione. L’evento ha riunito medici, ricercatori, istituzioni e ospiti internazionali per analizzare il rapporto tra salute umana ed ecosistemi in un contesto segnato dalla tripla crisi planetaria: cambiamento climatico, inquinamento e perdita di biodiversità.

35 anni di impegno per la salute ambientale

Nella sessione inaugurale i fondatori Roberto Romizi, Werner Nussbaumer, Hanns Moshammer e Peter Van den Hazel hanno ripercorso la storia di ISDE, nata nel 1990 da una visione oggi condivisa dalle strategie dell’OMS: la salute delle persone è inseparabile dalla salute dell’ambiente.

Romizi ha ricordato come l’associazione abbia anticipato temi oggi cruciali, dall’eliminazione del piombo ai pesticidi tossici, dai PFAS all’impatto sanitario delle attività militari. Ha ribadito un principio guida della medicina ambientale: curare la salute richiede prima di tutto un ambiente sano, giusto e pacifico.

L’inquinamento atmosferico come nuovo tabacco secondo l’OMS

Tra gli interventi più attesi, quello di Maria Neira (OMS) ha offerto un quadro allarmante: l’inquinamento atmosferico provoca oltre 8 milioni di morti premature ogni anno ed è paragonabile al fumo passivo come esposizione involontaria. L’Italia, ha ricordato, è tra i Paesi europei più colpiti a causa dell’inquinamento cronico e degli effetti amplificati della crisi climatica. Migliorare la qualità dell’aria è una delle azioni più rapide ed efficaci per salvare vite.

Impatti delle attività militari sulla salute e sul clima

Antonella Litta ha portato l’attenzione sulle conseguenze ambientali e sanitarie delle attività militari. Secondo i dati CEOBS, le forze armate globali, considerate come settore, rappresentano la quarta fonte mondiale di emissioni climalteranti. Ha sottolineato che ogni conflitto lascia un’eredità tossica duratura, chiedendo l’inserimento dell’impatto militare nei negoziati climatici e nelle politiche di salute pubblica.

Infertilità giovanile come sentinella della crisi ambientale

Luigi Montano (EcoFoodFertility) ha illustrato il preoccupante declino della fertilità maschile: secondo l’OMS e diverse metanalisi la conta spermatica totale è diminuita del 62 per cento negli ultimi 45 anni. Ha definito la fertilità un indicatore precoce dell’impatto ambientale, con una particolare vulnerabilità nella fascia tra i 18 e i 25 anni. Montano ha evidenziato l’urgenza di strategie di prevenzione primaria rivolte ai giovani.

Ecologia della cura

Il professor Giuseppe Buffon ha affrontato il tema della crisi ambientale come crisi di relazione tra umanità e natura. Ha richiamato la necessità di una ecologia della cura capace di superare la contrapposizione tra economia ed ecologia, adottando una visione integrale che unisca salute, giustizia sociale, sostenibilità e pace. Un invito a ricostruire un rapporto rispettoso con la Terra, fondato su responsabilità e senso del limite.

Scienza, prevenzione e tutela dell’infanzia

Nelle sessioni successive:

Rodolfo Saracci ha ricordato il ruolo della medicina preventiva e l’eredità scientifica di Lorenzo Tomatis.

Agostino Di Ciaula ha sottolineato la difficoltà di tradurre la scienza in decisioni politiche, ribadendo che la prevenzione rappresenta la forma più avanzata di cura.

Vyvyan Howard ha presentato evidenze sulle interferenze cellulari causate da sostanze tossiche e sui danni neurocognitivi nei bambini esposti, incluso il calo del quoziente intellettivo.

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