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Consumo idrico: Italia prima in Europa per sprechi e prelievi, il confronto con gli altri Paesi

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Consumo idrico: Italia prima in Europa per sprechi e prelievi, il confronto con gli altri Paesi

L’acqua è una risorsa fondamentale per la vita, l’economia e l’ambiente. In Italia, però, il consumo idrico raggiunge livelli record rispetto al resto d’Europa, sia per quantità prelevate che per sprechi lungo la rete di distribuzione. Un primato che, alla luce della crisi climatica e delle ricorrenti emergenze idriche, rischia di trasformarsi in un grave punto debole per il futuro del Paese.



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Italia: consumi e sprechi fuori controllo

Ogni cittadino italiano consuma mediamente 215 litri di acqua al giorno, un dato superato solo da Grecia (324 litri) e Irlanda (252 litri). Ma se si considera l’impronta idrica totale – che include anche l’acqua necessaria per produrre beni e servizi – si arriva a circa 6.300 litri al giorno per abitante, ponendo l’Italia al settimo posto in Europa.

Il dato più critico riguarda però le perdite: oltre il 41% dell’acqua prelevata viene dispersa nelle reti comunali prima di arrivare ai rubinetti, un record negativo nel continente. Questa quantità sarebbe sufficiente a soddisfare le esigenze idriche di più di 43 milioni di persone ogni anno.

Confronto con gli altri paesi europei

  • Prelievi pro capite: L’Italia guida la classifica europea con circa 160 m³ di acqua potabile prelevata per abitante all’anno, il doppio della media UE e molto più di Francia e Germania.
  • Consumo domestico: I consumi italiani (215 litri/abitante/giorno) sono tra i più alti in Europa, mentre paesi come Germania e Regno Unito si attestano su valori molto più bassi (120-130 litri).
  • Impronta idrica: L’Italia è tra i primi paesi UE anche per impronta idrica complessiva, superata solo da nazioni come Lussemburgo e Spagna.
  • Perdite nella rete: La media europea delle perdite idriche si aggira intorno al 20%, mentre l’Italia supera abbondantemente il doppio di questa soglia.
  • Investimenti: L’Italia investe appena 40 euro per abitante nel settore idrico, contro una media europea di 100 euro, risultando fanalino di coda anche in questo ambito.

Dove finisce l’acqua italiana

Il settore agricolo è il principale responsabile dei consumi, assorbendo circa il 40% dell’acqua prelevata ogni anno, seguito dagli usi civili e industriali. In agricoltura, l’Italia è seconda solo alla Spagna per consumo, ma è prima in Europa per utilizzo di acqua nei settori minerario, manifatturiero e delle costruzioni.

Un patrimonio a rischio

Nonostante sia il terzo paese europeo per disponibilità di acqua dolce, l’Italia è anche quello con il più alto livello di stress idrico, aggravato da eventi climatici estremi, siccità e infrastrutture obsolete. Secondo gli esperti, senza interventi decisi, il paese rischia di perdere fino al 40% delle sue risorse idriche nei prossimi decenni.

Il confronto europeo mette in luce la fragilità del sistema idrico italiano: consumi elevati, sprechi record e investimenti insufficienti. Per garantire sicurezza idrica alle future generazioni, servono politiche di risparmio, infrastrutture moderne e una cultura diffusa dell’acqua come bene prezioso e limitato.

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