Acque contaminate in Europa: livelli di Pfas oltre i limiti nei pesci selvatici
Solo il 30% delle acque superficiali dell’Unione europea è in buono stato chimico, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente. Le conseguenze riguardano direttamente ecosistemi, biodiversità e salute umana. Un nuovo rapporto dell’Ufficio europeo dell’ambiente evidenzia una preoccupante contaminazione da PFAS nei pesci selvatici in tutta Europa, mentre molti Stati membri tentano di posticipare l’adozione di nuove norme di controllo fino al 2039.
PFAS nei pesci selvatici
Il rapporto, dal titolo “Le sostanze chimiche permanenti avvelenano le acque e il pesce dell’Europa: la punta dell’iceberg dei Pfas”, analizza la presenza del PFOS in campioni di pesce raccolti tra il 2009 e il 2023 in Austria, Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Svezia. Il PFOS è un composto PFAS persistente, considerato potenzialmente cancerogeno.
Molti campioni hanno superato ampiamente i limiti di sicurezza, con valori superiori fino a 10.000 volte rispetto alle soglie proposte a livello europeo. I risultati suggeriscono che, includendo anche altri 24 PFAS oggi esclusi dal monitoraggio obbligatorio, il quadro sarebbe ancora più preoccupante.
La situazione italiana
In Italia, il limite di sicurezza dell’Unione europea per il PFOS nei pesci (9,1 µg/kg di peso umido) è stato superato nel 9,3% dei campioni analizzati. Sebbene inferiore rispetto a Svezia (40%) e Austria (40%), anche le concentrazioni italiane risultano ben oltre la nuova soglia proposta di 77 ng/kg.
Lo studio non mira a confronti diretti tra Paesi, ma a evidenziare la diffusione e la gravità della contaminazione. I metodi di monitoraggio variano notevolmente da Stato a Stato, rendendo difficile una valutazione omogenea.
Le aree più critiche in Italia
In Italia, le zone maggiormente colpite si trovano in un’area compresa tra Bolzano, Venezia e Bologna. In Veneto, l’impianto Miteni ha sversato per anni PFAS non trattati nell’ambiente, con conseguenze gravi a livello ambientale e giudiziario.
Bolzano ospita industrie elettrometallurgiche e produttori di veicoli e tessuti, mentre Bologna è caratterizzata da agricoltura intensiva e attività industriali che contribuiscono all’inquinamento delle acque.
PFOS e altri PFAS
Attualmente, l’obbligo di monitoraggio riguarda esclusivamente il PFOS, nonostante esistano migliaia di composti PFAS potenzialmente nocivi. Nel 2022 la Commissione europea ha proposto di aggiornare l’elenco delle sostanze prioritarie, includendo 24 PFAS con una soglia di gruppo basata su criteri di salute.
Tuttavia, tali standard non sono ancora stati adottati. Alcuni governi europei stanno cercando di rinviare la loro applicazione fino al 2039, mettendo a rischio oltre un decennio di progressi nella lotta all’inquinamento.
L’appello dell’EEB
L’Ufficio europeo dell’ambiente sollecita un intervento immediato per tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini. Il 23 settembre le istituzioni Ue si incontreranno per discutere la proposta della Commissione presentata quasi tre anni fa, finalizzata a regolamentare un gruppo più ampio di PFAS nelle acque e nella fauna.
Se approvata, la normativa obbligherebbe gli Stati membri a estendere i controlli, migliorare i sistemi di prevenzione e trasmettere regolarmente i dati all’Agenzia europea dell’ambiente. L’efficacia della proposta è però minacciata dall’opposizione di alcuni Stati, contrari a vincoli stringenti nei prossimi Piani di Gestione dei Bacini Idrografici (2028–2033).
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