Loading Now

Cresce il contenzioso climatico: tribunali e cittadini cambiano le regole della responsabilità

sentenza corte europea cambiamento climatico

Cresce il contenzioso climatico: tribunali e cittadini cambiano le regole della responsabilità

Un recente rapporto del Climate Litigation Network mostra come negli ultimi dieci anni il contenzioso climatico si sia evoluto fino a diventare un vero sistema di responsabilità globale. Governi, aziende e grandi inquinatori sono sempre più spesso chiamati a rispondere in tribunale delle loro azioni o inazioni in relazione alla crisi climatica. Questo processo è alimentato da cittadini, comunità locali, organizzazioni civiche e attori privati che utilizzano la via giudiziaria per ottenere interventi più incisivi su scala nazionale e internazionale.

Dieci anni di decisioni storiche

Il rapporto ricorda due sentenze fondamentali dell’ultimo decennio. La prima risale al 2015, quando la Fondazione Urgenda ottenne una storica vittoria contro il governo dei Paesi Bassi, obbligandolo a intensificare le politiche per contrastare il cambiamento climatico. Fu la prima volta al mondo in cui un tribunale impose a uno Stato misure più ambiziose per ridurre le emissioni.

La seconda sentenza decisiva è arrivata all’inizio del 2024, quando la Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che le azioni governative che contribuiscono al cambiamento climatico sono illegali e che gli Stati hanno l’obbligo giuridico di ridurre le proprie emissioni. La Corte ha inoltre affermato che i Paesi devono perseguire la massima ambizione possibile nei loro piani climatici per mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 °C, in linea con l’Accordo di Parigi.

Quasi 3.000 cause climatiche in tutto il mondo

Dopo la sentenza Urgenda e l’adozione dell’Accordo di Parigi, individui e comunità di tutto il mondo hanno iniziato a rivolgersi ai tribunali nazionali per chiedere ai propri governi azioni più rapide e maggiormente incisive. Negli ultimi dieci anni sono stati avviati quasi 3.000 ricorsi legati al clima, segnando una crescita esponenziale del ruolo dei tribunali nella governance climatica.

Governi e aziende sempre più sotto pressione legale

Secondo il rapporto, le sentenze degli ultimi anni hanno costretto numerosi governi a rafforzare da subito le proprie politiche climatiche. Brasile, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Regno Unito, Svizzera e Corea del Sud hanno modificato o stanno modificando le loro leggi sul clima. In Australia diversi progetti sui combustibili fossili sono stati respinti dai tribunali, mentre alle Hawaii è stato avviato un percorso di decarbonizzazione del settore dei trasporti.

Le basi giuridiche consolidate stanno consentendo anche alle comunità locali di sfidare i più grandi inquinatori del pianeta, tra cui RWE, TotalEnergies, Shell ed ExxonMobil, ampliando il raggio d’azione del contenzioso climatico ben oltre il livello nazionale.

Dall’imperativo morale all’imperativo legale

Per Sarah Mead, co-direttrice del Climate Litigation Network, ciò che fino a dieci anni fa era considerato un imperativo morale è oggi un imperativo legale. Le aziende responsabili delle emissioni più elevate non possono più continuare a inquinare senza conseguenze, mentre i tribunali stanno progressivamente adeguandosi alle richieste della società civile.

Dennis van Berkel, consulente legale di Urgenda, sostiene che non siamo mai stati in una posizione migliore per usare la legge a protezione delle persone e del pianeta.

Il ruolo del Climate Litigation Network

Il Climate Litigation Network, nato su iniziativa della Urgenda Foundation, ha come obiettivo quello di sostenere nuovi casi legali, condividere strategie giuridiche innovative e contribuire allo sviluppo del movimento globale del contenzioso climatico. Il rapporto evidenzia come il lavoro svolto abbia già prodotto un impatto tangibile nelle politiche climatiche di governi e istituzioni internazionali.

Share this content: