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ControEcomafie: le cinque proposte di Legambiente e Libera per una giustizia ambientale e sociale

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ControEcomafie: le cinque proposte di Legambiente e Libera per una giustizia ambientale e sociale

Con la presentazione del nuovo Manifesto per la giustizia ambientale e sociale, si è conclusa l’edizione 2025 di ControEcomafie, la conferenza nazionale organizzata da Legambiente e Libera, in collaborazione con l’Università Roma Tre e “Casa Comune”. L’evento ha celebrato i dieci anni dalla storica legge 68 del 2015, che ha introdotto i delitti ambientali nel Codice penale italiano.

L’obiettivo oggi è chiaro: rafforzare quella rivoluzione normativa e culturale avviata nel 2015, portando avanti il contrasto alle ecomafie, che continuano a minacciare ambiente, salute pubblica ed economia legale.



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I numeri dell’ecomafia in Italia

Il bilancio di un decennio di applicazione della legge 68 è allarmante:

Quasi 7.000 reati ambientali accertati

Oltre 12.000 persone denunciate

Centinaia di arresti

Quasi 2.000 sequestri per oltre 1 miliardo di euro

Le regioni più colpite:

Campania: prima per numero totale di reati e traffico illecito di rifiuti

Puglia: prima per inquinamento ambientale e arresti

Calabria: prima per disastro ambientale

Sicilia: prima per valore dei beni sequestrati

Sardegna: prima per controlli e violazioni della legge 231/2001

Nonostante l’aumento della consapevolezza e le azioni giudiziarie, ritardi e carenze persistono, in particolare nella bonifica dei Siti di Interesse Nazionale e nella protezione dei cittadini esposti ai disastri ambientali.

Le cinque proposte del Manifesto di Legambiente e Libera

Il Manifesto presentato a ControEcomafie 2025 racchiude cinque proposte strategiche per rafforzare la lotta contro la criminalità ambientale:

Recepimento della direttiva UE 2024 sulla tutela penale dell’ambiente, con l’introduzione di nuovi delitti nel Codice penale e l’elaborazione di una strategia nazionale contro l’ecocriminalità.

Definizione di un quadro internazionale condiviso, all’interno della Convenzione ONU sulla criminalità organizzata, per contrastare i crimini ambientali transnazionali.

Inserimento nel Codice penale dei reati contro il patrimonio agroalimentare e contro gli animali.

Piano di contrasto all’abusivismo edilizio, con più risorse per le amministrazioni e norme più incisive.

Accelerazione delle bonifiche nei Siti inquinati, promuovendo progetti di riconversione ecologica.

Cinque impegni concreti per la legalità ambientale

Oltre alle proposte, Legambiente e Libera assumono cinque impegni operativi per sostenere la giustizia ambientale dal basso:

Supportare le comunità locali nella difesa legale dei territori colpiti da crimini ambientali.

Promuovere campagne nazionali come Ecogiustizia subito e Fame di verità e giustizia.

Attivare il monitoraggio civico, come già sperimentato nelle Olimpiadi Milano-Cortina.

Educare le nuove generazioni, coinvolgendo scuole e università nella conoscenza dell’ecomafia.

Verificare il rispetto degli impegni internazionali, a livello europeo e globale, contro l’ecocriminalità.

Responsabilità collettiva

Nel suo intervento conclusivo, Don Luigi Ciotti ha sottolineato l’urgenza di un impegno collettivo:

“La lotta alle mafie, alle ecomafie e la tutela dell’ambiente sono le nuove sfide. Serve una lettura nuova, oggi più che mai. Anche noi dobbiamo impegnarci, assumerci le nostre responsabilità. Abbiamo bisogno di persone che si muovano, che si impegnino di più”.

Ha inoltre denunciato la persistente commistione tra politica e mafie, e la pericolosa rimozione di strumenti normativi di contrasto alla corruzione.

Rivoluzione normativa

Il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, ha evidenziato invece come l’approvazione della legge 68 sia stata una conquista storica, frutto di decenni di pressione e mobilitazione:

“Ora è il momento di completare quella rivoluzione, con norme contro i reati sugli animali e l’abusivismo edilizio. Non ci sono più alibi. La Costituzione oggi tutela l’ambiente, la biodiversità e vieta l’iniziativa economica dannosa per la salute pubblica”.

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