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Rapporto Unep: il mondo sulla rotta dei 2,5 gradi di riscaldamento globale

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Rapporto Unep: il mondo sulla rotta dei 2,5 gradi di riscaldamento globale

La prossima settimana, a Belém in Brasile, si aprirà la trentesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, la Cop30. Delegazioni governative, organizzazioni della società civile, scienziati ed esperti si riuniranno per cercare di rilanciare l’azione climatica globale in un contesto geopolitico sempre più complesso. A pochi giorni dall’inizio dei lavori, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep) ha pubblicato il rapporto annuale Emissions Gap, che analizza la distanza tra gli obiettivi internazionali di riduzione delle emissioni e le reali promesse dei governi.

L’allarme del rapporto Emissions Gap

Il nuovo documento dell’Unep mostra che, con gli impegni attuali, la temperatura media globale continuerà a crescere ben oltre i limiti fissati dall’Accordo di Parigi. Anche se tutti i Paesi rispettassero pienamente le loro promesse, il riscaldamento globale si attesterebbe tra 2,3 e 2,5 gradi. In assenza di ulteriori azioni, potrebbe raggiungere i 2,8 gradi.

Secondo il rapporto, solo 60 Stati, responsabili del 63% delle emissioni globali, hanno presentato o annunciato le nuove Nationally Determined Contributions (Ndc), documenti in cui ciascun Paese illustra le proprie strategie per ridurre le emissioni di gas serra. Tali piani avrebbero dovuto essere aggiornati da tutti i governi entro il 30 settembre, ma la maggior parte non ha ancora adempiuto a questo obbligo.

Le sfide dell’Accordo di Parigi

L’Accordo di Parigi, firmato nel 2015 alla Cop21, stabiliva l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi, cercando di limitarlo a 1,5 gradi. Tuttavia, come ha ricordato Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’Unep, i progressi sono troppo lenti e gli sforzi insufficienti.

Le differenze tra 1,5 e 2 gradi di aumento medio non sono trascurabili: secondo lo Special Report 1.5 dell’Ipcc, con 2 gradi la fusione della calotta artica potrebbe verificarsi ogni decennio, contro una volta al secolo in uno scenario da 1,5 gradi. Questo comporterebbe un innalzamento dei mari e impatti devastanti sugli ecosistemi e sulle popolazioni costiere.

Le politiche climatiche dei principali Paesi

Il rapporto Unep analizza anche le politiche dei maggiori responsabili delle emissioni globali: Cina, Stati Uniti, India, Unione Europea, Russia e Indonesia. Tra questi, solo l’Unione Europea ha registrato una reale diminuzione delle emissioni nel 2024, con un calo del 2,1 per cento.

L’Ue si è impegnata a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, e fino al 72 per cento entro il 2035. Secondo gli esperti, con le politiche attuali, l’Unione Europea è tra i pochi attori che potrebbero raggiungere i propri obiettivi climatici.

Le prospettive per il futuro

Il 2024 ha segnato un record nella produzione globale di energia da fonti rinnovabili, un segnale incoraggiante in un panorama ancora critico. António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha esortato i leader mondiali a sfruttare questo slancio per triplicare la capacità installata di energie rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030.

Secondo Guterres, la priorità deve essere quella di porre fine alle nuove espansioni di carbone, petrolio e gas, promuovendo una transizione giusta ed equa verso un’economia sostenibile.

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