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La Cop30 si chiude senza l’addio ai combustibili fossili, Legambiente: “Passo indietro sul clima”

La Cop30 si chiude senza l’addio ai combustibili fossili, Legambiente: “Passo indietro sul clima”

Dopo due settimane di negoziati, la plenaria della COP30 di Belem ha approvato all’unanimità il Global Mutirao, un testo che introduce nuovi spazi di confronto sul taglio delle emissioni ma non include alcun riferimento esplicito alle fonti fossili. L’accordo propone inoltre di triplicare i fondi destinati all’adattamento climatico entro il 2035, un obiettivo che resta però privo di basi chiare e rischia di tradursi in un incremento inferiore a quanto necessario.

Le critiche di Legambiente

Secondo Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, l’accordo di Belem è inadeguato a contrastare l’emergenza climatica, segnando un preoccupante arretramento sul phase-out dei combustibili fossili. Ciafani sottolinea come l’Europa abbia perso l’occasione di dimostrare leadership globale e di guidare un’azione climatica ambiziosa, capace di accelerare la transizione ecologica e costruire un’economia a zero emissioni.

Per Legambiente, i leader mondiali si sono limitati al minimo indispensabile, senza riuscire a creare una coalizione forte che potesse unire paesi industrializzati, emergenti e in via di sviluppo in un momento di crescente tensione geopolitica.

Passo avanti sulla giustizia climatica, passo indietro sui fossili

Mauro Albrizio, responsabile dell’ufficio europeo di Legambiente e presente a Belem, evidenzia come l’accordo consenta un progresso limitato sulla giustizia climatica grazie alla nascita del Meccanismo d’azione di Belem, uno strumento operativo per coordinare la transizione equa a livello globale.

Tuttavia, la mancanza del phase-out dei combustibili fossili rappresenta per Legambiente un grave arretramento. Nell’accordo rimane solo un generico riferimento all’accelerazione degli impegni presi due anni fa negli Emirati Arabi, senza citare esplicitamente la fuoriuscita dalle fonti fossili definita a Dubai.

Il peso dei Petrostati e la roadmap mancata

La presidenza brasiliana della COP30 non è riuscita a superare il veto dei Petrostati, guidati dall’Arabia Saudita, e ha accettato di escludere dall’accordo la proposta chiave di una roadmap globale per terminare l’uso dei combustibili fossili.

Questa roadmap era stata sostenuta dalla Dichiarazione promossa dalla Colombia e firmata da oltre 80 Paesi, inclusi tutti quelli dell’Unione europea con l’eccezione di Italia e Polonia. Per ottenere il consenso necessario all’approvazione finale dell’accordo, il Brasile ha annunciato l’avvio, insieme alla Colombia, di un percorso parallelo per la definizione della roadmap, che dovrebbe essere presentata il 28 e 29 aprile del prossimo anno a Santa Marta.

L’appello di Legambiente

Per Legambiente è fondamentale che l’Europa, Italia inclusa, assuma un ruolo di primo piano in questa roadmap dedicata al phase-out delle fossili. Secondo l’associazione, solo attraverso impegni chiari e coordinati sarà possibile colmare il crescente divario tra gli obiettivi climatici e le attuali politiche di riduzione delle emissioni.

Fondi per l’adattamento

Sull’aspetto finanziario, Legambiente evidenzia l’inadeguatezza dei Paesi sviluppati nel sostenere le politiche di adattamento climatico dei Paesi più vulnerabili. L’impegno a triplicare le risorse entro il 2035 appare generico e privo di una base di partenza definita, con il rischio che nei fatti si traduca in un mero raddoppio entro il 2030, come già previsto dall’accordo di Glasgow del 2021. Una mancanza di chiarezza che, secondo l’associazione, mina la fiducia dei Paesi più poveri e rende ancora più complesso raggiungere un accordo globale efficace contro l’emergenza climatica.

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