Crollo Marmolada, Il CAI chiede azioni concrete per il clima in Montagna
Sono passati tre anni dal tragico crollo del ghiacciaio della Marmolada, avvenuto il 3 luglio 2022, che causò la morte di 11 escursionisti e il ferimento di altri 8. In occasione di questo doloroso anniversario, il Club Alpino Italiano (CAI) riaccende i riflettori sulle drammatiche conseguenze della crisi climatica che sta colpendo i territori montani.
“Gli eventi catastrofici di questi giorni, che si ripetono – da San Vito di Cadore a Bardonecchia – causati da fenomeni estremi sempre più frequenti, che siano le piogge violente o gli eccessi di calore, ci devono ancora una volta far riflettere sulle nostre azioni e politiche industriali che incidono direttamente sulle emissioni di CO2 e di conseguenza sul clima. In particolare, la montagna ne risente maggiormente, per la sua fragilità intrinseca”, ha dichiarato Mario Vaccarella, componente aggiunto del Comitato Direttivo Centrale del CAI per le tematiche ambientali ed escursionistiche.
L’Impegno del CAI per la sostenibilità in montagna
Il CAI, consapevole della gravità della situazione, intende impegnarsi in modo sostenibile in tutte le sue attività. L’obiettivo è promuovere buone pratiche e comportamenti virtuosi tra chi frequenta la montagna, al fine di ridurre l’impronta ecologica generata e minimizzare l’impatto sui cambiamenti climatici. Questo include la sensibilizzazione verso un turismo e un’escursionismo più responsabile e rispettoso degli ecosistemi fragili.
Per aumentare la consapevolezza sulla problematica dello scioglimento dei ghiacciai, il CAI ha annunciato la riproposizione di due importanti iniziative. Quest’anno, in collaborazione con altri enti come il Comitato Glaciologico Italiano, Cipra e Legambiente, verranno ripetute attività di sensibilizzazione sui ghiacciai Adamello e Monte Rosa. L’obiettivo è duplice: far conoscere il più possibile la problematica e rendere i cittadini più consapevoli della rapidità con cui il paesaggio montano sta cambiando.
Il ricordo della Marmolada, unito alla frequenza degli eventi estremi recenti, rafforza l’urgenza di un’azione collettiva e di politiche che mettano al centro la resilienza della montagna di fronte a un clima in rapida evoluzione.
Share this content: