Alluvioni, inquinamento e siccità: l’acqua è la nuova emergenza nazionale
L’Italia si conferma tra i Paesi europei più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Siccità, alluvioni e inquinamento delle acque sono diventati fenomeni ricorrenti, affrontati troppo spesso in modo frammentario e senza una visione strategica. È quanto emerge dal Forum nazionale Acqua organizzato da Legambiente e Utilitalia, durante il quale sono stati diffusi dati allarmanti e proposte concrete per cambiare rotta.
I numeri della siccità: 142 eventi in otto anni
Secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, tra il 2017 e il 2025 si sono verificati 142 eventi legati alla siccità, con gravi danni a settori come agricoltura, distribuzione dell’acqua potabile e allevamenti. Il 75% di questi eventi si è concentrato negli ultimi quattro anni, a testimonianza di un trend in forte peggioramento. Solo tra il 2022 e il 2023, il comparto agricolo ha subito perdite per oltre 6 miliardi di euro.
L’altra faccia dell’acqua: alluvioni e frane
Alla scarsità d’acqua si alternano episodi di eccesso, con alluvioni e frane che colpiscono sempre più frequentemente diverse regioni. Tra il 2013 e il 2022 sono stati dichiarati 179 stati di emergenza per eventi idrogeologici, con una stima di danni superiori a 15 miliardi di euro. A questi si aggiungono quelli provocati dalle alluvioni del 2023 in Emilia-Romagna, Toscana e Marche.
Inquinamento delle acque: una qualità ancora insufficiente
Nonostante alcuni progressi, persistono aree critiche sul fronte della qualità delle acque. Tra il 2016 e il 2021, solo il 75,1% delle acque superficiali e il 70% di quelle sotterranee ha raggiunto uno stato chimico buono. Le cause principali includono inquinamento da agricoltura, scarichi urbani, alterazioni idromorfologiche e la presenza di specie aliene invasive.
I costi della cattiva gestione: miliardi persi tra multe e inefficienze
Secondo stime recenti, la siccità del 2025 causerà perdite economiche per 6,8 miliardi di euro, destinate a salire a 17,5 miliardi nel 2029. A questi si aggiungono 210 milioni di euro già pagati in multe per il mancato rispetto della Direttiva Acque Reflue e circa 300 milioni di penalità previste fino al 2030. Il rischio idrogeologico è aumentato nonostante i 20,48 miliardi spesi dal 1999 al 2024 in 25.903 interventi, dei quali solo il 35,7% è stato concluso.
I fondi europei ci sono, ma i risultati tardano
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha stanziato 5,3 miliardi di euro (che salgono a circa 8 miliardi con cofinanziamenti) per ridurre le perdite di rete e migliorare gli impianti idrici. Tuttavia, solo il 2% dei progetti è stato completato, mentre la metà è ancora in fase di collaudo, secondo il Position Paper REF Ricerche.
Le 10 proposte di Legambiente
Legambiente propone al Governo una strategia nazionale basata su dieci azioni chiave:
Implementare la Direttiva Quadro Acque e la Direttiva Alluvioni
Emanare il decreto per il riutilizzo delle acque
Creare piani condivisi per siccità e alluvioni
Ridurre i consumi idrici e migliorare l’efficienza
Contrastare l’inquinamento agricolo e industriale
Rafforzare monitoraggio e controllo degli scarichi
Adeguare i sistemi fognari e depurativi
Superare l’approccio emergenziale
Valorizzare le buone pratiche già esistenti
Integrare le competenze scientifiche e tecnologiche
Tre esempi virtuosi di resilienza idrica
Nel panorama italiano, non mancano esperienze di successo. Il lago d’Orta, un tempo altamente contaminato, oggi è al centro di un Contratto di Lago con oltre 130 enti coinvolti. Il depuratore di Fasano-Forcatella permette il riuso agricolo delle acque trattate, contribuendo anche alla ricarica delle falde. Il progetto Spugna nella Città Metropolitana di Milano include 90 interventi Nature Based per trattenere acqua, ridurre inondazioni e migliorare la qualità idrica.
Verso una gestione moderna e sostenibile
Per Legambiente e Utilitalia, la resilienza idrica deve diventare un pilastro dell’agenda politica. Servono interventi strutturali e una governance unitaria, capace di coordinare risorse, enti locali e infrastrutture. Il Piano Nazionale per le Infrastrutture Idriche Primarie punta in questa direzione, con progetti per 12 miliardi di euro, di cui 950 milioni già stanziati.
Solo una gestione integrata dell’acqua può proteggere l’Italia dai crescenti rischi legati al cambiamento climatico e garantire un futuro sicuro per le generazioni a venire.
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