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Crisi matcha: il superfood dei social rischia di scomparire

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Crisi matcha: il superfood dei social rischia di scomparire

Il matcha è la bevanda del momento. Il suo caratteristico colore verde brillante domina i social media, da Instagram a TikTok, popolando i feed con ricette, dolci e bevande. Un successo planetario che ha trasformato il tè giapponese, un tempo prerogativa di pochi, in un vero e proprio superfood globale.

Negli Stati Uniti, primo mercato estero, un terzo delle importazioni si concentra sul matcha, e anche in Europa, specialmente in Italia, proliferano catene e locali dedicati. Questa popolarità, però, non deriva tanto dal suo gusto amaro, quanto dalla sua estetica e dall’associazione a uno stile di vita salutare.

Le cause della crisi: clima e crisi della produzione

Dietro il boom dei consumi si nasconde una vera e propria “crisi della produzione”. La domanda supera di gran lunga l’offerta, e le cause principali sono da ricercare in fattori climatici e nella trasformazione della filiera agricola.

  • Cambiamenti climatici: Le piantagioni di matcha si concentrano nella regione di Kyoto, dove l’ultima stagione ha registrato temperature superiori alla media. Le foglie di tencha, sensibili a queste variazioni, hanno avuto un calo di resa, contribuendo a raddoppiare i prezzi della polvere verde.
  • Crisi della filiera: Negli ultimi vent’anni, molte aziende giapponesi hanno chiuso a causa della mancanza di ricambio generazionale. Tra il 2000 e il 2020 quattro imprese su cinque hanno cessato l’attività. La lavorazione, che richiede competenze manuali e l’uso di pietre tradizionali, rende difficile l’automatizzazione e la crescita della produzione.

Dalla cerimonia antica al trend globale

La storia del matcha è antica, introdotto in Giappone dalla Cina nell’VIII secolo e diventato centrale nella cerimonia del tè. Oggi la dimensione rituale è quasi scomparsa, e il suo consumo è diventato un fenomeno di massa. Il mercato globale, valutato 3,48 miliardi di dollari nel 2023, è proiettato a superare i 5,5 miliardi entro il 2028.

Questa crescita, alimentata dagli algoritmi dei social che premiano i contenuti visivamente accattivanti, crea una profonda contraddizione: una domanda in crescita continua che rischia di non essere soddisfatta. Per i consumatori e gli operatori del settore, questo significa prezzi più alti e scorte limitate.

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