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Oltre 500 scienziati lanciano l’allarme sul clima: “azioni immediate o sarà troppo tardi”

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Oltre 500 scienziati lanciano l’allarme sul clima: “azioni immediate o sarà troppo tardi”

Non è la prima volta che la comunità scientifica lancia un allarme sulla fragilità del pianeta, ma la Dichiarazione di Dartington, firmata da oltre cinquecento studiosi di tutto il mondo, sta attirando l’attenzione di governi e istituzioni. Il documento chiede interventi urgenti e coordinati sul clima, avvertendo che l’umanità rischia di oltrepassare soglie critiche se non ridurrà drasticamente le emissioni nei prossimi anni.

L’iniziativa è stata coordinata dall’Università di Exeter e da WWF UK, gli stessi enti che hanno contribuito al recente Global Tipping Points Report 2025, il quale ha segnalato il primo punto di non ritorno climatico già superato: la moria senza precedenti delle barriere coralline.

Gli obiettivi indicati dalla comunità scientifica

La dichiarazione è chiara nel definire la gravità del momento. Per evitare che la temperatura media globale superi 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, le emissioni devono essere dimezzate entro il 2030 rispetto ai livelli del 2010 e deve essere raggiunta la neutralità climatica entro il 2050.

A oggi, il documento conta 583 firmatari, affiancati da 579 supporter con dottorato o qualifiche equivalenti. Gli scienziati sollecitano un cambio di passo immediato, avvertendo che rinviare ulteriormente le decisioni potrebbe rendere impossibile evitare la cascata di nuovi tipping point climatici.

Il ruolo dei combustibili fossili

Tra i temi centrali della dichiarazione c’è la responsabilità dei combustibili fossili, indicati dalle Nazioni Unite come principale fonte delle emissioni globali di gas serra. Nonostante questo, il recente COP30 non ha prodotto un accordo vincolante per definire una roadmap globale di eliminazione di carbone, petrolio e gas.

Il rinvio delle scelte strutturali da parte della conferenza ONU ha spinto diversi Paesi più ambiziosi a cercare soluzioni al di fuori dei negoziati internazionali, ma secondo gli scienziati non basta: serve una risposta collettiva e globale.

Proteggere i serbatoi naturali di carbonio

Il documento richiama anche l’attenzione su un aspetto spesso sottovalutato: la necessità di proteggere e ripristinare i serbatoi naturali di carbonio. Foreste tropicali, suoli e aree ad alta concentrazione di biomassa svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’equilibrio climatico, ma molte di queste risorse stanno perdendo la capacità di assorbire CO₂.

Alcune zone dell’Amazzonia si comportano ormai come sorgenti di emissioni a causa della deforestazione e degli incendi. Anche i suoli, che conservano oltre 2.800 gigatonnellate di carbonio nel primo metro di profondità, rischiano di rilasciarne enormi quantità se degradati. Le stime indicano un rilascio annuale di 4,8 miliardi di tonnellate di CO₂, un valore paragonabile all’intero bilancio delle emissioni degli Stati Uniti.

La via proposta: attivare i positive tipping points

La Dichiarazione di Dartington non si limita a segnalare le criticità, ma indica anche la direzione da seguire. Gli scienziati suggeriscono di puntare su quelli definiti positive tipping points, transizioni rapide e autoalimentate verso tecnologie e modelli di vita a basse emissioni.

Un esempio è il calo dei costi del solare e delle batterie, che ha accelerato la diffusione delle energie rinnovabili molto più rapidamente rispetto alle previsioni di pochi anni fa. Secondo il documento, favorire questi cambiamenti virtuosi è una delle chiavi per rallentare il riscaldamento globale e ridurre i rischi sistemici per il pianeta.

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