Approvato il Decreto “Terra dei Fuochi”: pene più severe per i reati ambientali
Mercoledì scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto-legge “Terra dei Fuochi”, un provvedimento urgente per contrastare i crimini ambientali, in particolare nella gestione dei rifiuti. L’obiettivo è tutelare ambiente e salute pubblica, rafforzare la legalità nei territori colpiti da roghi e traffici illeciti, e avviare la bonifica delle aree contaminate.
Il decreto si sviluppa lungo tre assi principali: inasprimento delle pene per i reati ambientali, aggiornamento del quadro normativo penale e amministrativo, e stanziamento di 15 milioni di euro per il 2025 da destinare agli interventi del Commissario Unico nella Terra dei Fuochi.
Reati ambientali
Il provvedimento introduce l’arresto in flagranza differita per reati come disastro ambientale e traffico illecito di rifiuti. Rafforzate le sanzioni per l’abbandono di rifiuti e la gestione non autorizzata, con misure accessorie come il fermo del veicolo, la sospensione della patente e l’esclusione dall’Albo dei gestori ambientali. Inoltre, sarà possibile utilizzare sistemi di videosorveglianza per contrastare l’abbandono di rifiuti da veicoli.
Le modifiche toccano anche la legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa delle imprese, con nuove sanzioni per le aziende coinvolte in attività inquinanti, in particolare se legate alla criminalità organizzata.
I nuovi delitti ambientali entrano nel Codice penale
Il Decreto converte in delitti alcuni reati finora considerati illeciti amministrativi. È il caso dell’abbandono con rischio ambientale, delle discariche abusive, delle spedizioni illegali di rifiuti e dei roghi tossici. Nei casi più gravi, le pene possono arrivare fino a 7 anni di carcere, soprattutto se i reati sono commessi da titolari di imprese o riguardano rifiuti pericolosi.
Le dichiarazioni di Legambiente
Legambiente ha accolto positivamente l’approvazione del decreto, definendolo un “passo importante” nel contrasto all’illegalità ambientale, ma ha sottolineato la necessità di un’azione più ampia e strutturale.
“Le modifiche di carattere normativo introdotte dal decreto sono molto importanti – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – e le chiediamo da tempo per contrastare con più efficacia il vero e proprio mercato criminale dei rifiuti nel nostro Paese, come abbiamo scritto nel nostro Rapporto Ecomafia”.
Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità, ha aggiunto:
“Nel 2024 i reati nel ciclo illegale dei rifiuti sono aumentati del 19,9% rispetto al 2023, che già aveva segnato un +66,1%. Ora gli illeciti diventano finalmente delitti, con pene più severe anche per chi trasporta rifiuti pericolosi senza formulario”.
Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania, ha invece rivolto un appello più diretto:
“Al governo chiediamo più coraggio e maggiore programmazione. Serve una strategia nazionale per completare il 90% delle bonifiche ancora da fare, con investimenti miliardari, partecipazione dei cittadini e un sistema di economia circolare che chiuda davvero il ciclo dei rifiuti”.
Bonifiche e fondi
Il Decreto prevede un primo stanziamento da 15 milioni di euro per il 2025, affidati al Commissario Unico Vadalà per avviare la rimozione dei rifiuti nella Terra dei Fuochi. Secondo la relazione dello stesso Commissario, però, le bonifiche da completare sono ancora circa il 90% e richiederanno una strategia a lungo termine e investimenti molto più ingenti.
Legambiente, insieme a numerose associazioni, ha rilanciato la campagna “Ecogiustizia subito”, chiedendo che il processo di bonifica venga accelerato in modo serio, efficiente ed efficace, con trasparenza e partecipazione attiva della società civile.
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