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Deforestazione, è vero che l’Italia sta ignorando la lotta dei popoli indigeni? Lo sostiene Bonelli

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Deforestazione, è vero che l’Italia sta ignorando la lotta dei popoli indigeni? Lo sostiene Bonelli

Il contrasto non potrebbe essere più netto: a Belém, durante la COP30, i popoli indigeni protestano per difendere le foreste da cui dipende la loro sopravvivenza. A Bruxelles, invece, l’Europa — con il voto favorevole dell’Italia — decide di rinviare di oltre un anno l’entrata in vigore del regolamento EUDR, la norma pensata per contrastare la deforestazione importata legata alle filiere globali.

Una scelta che per Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, rappresenta un grave passo indietro.
«La decisione assunta oggi dal Coreper — denuncia — è una resa ai grandi interessi economici. È un atto di cui il ministro Lollobrigida dovrebbe vergognarsi profondamente».

Un pianeta che perde 18 campi da calcio di foreste al minuto

Secondo i dati FAO, ogni minuto il mondo perde l’equivalente di 18 campi da calcio di foreste tropicali primarie: ecosistemi intatti, ricchi di specie native e fondamentali per la stabilità del clima globale.

Queste foreste:

  • assorbono enormi quantità di CO₂,
  • preservano una biodiversità unica al mondo,
  • proteggono i popoli indigeni che vi abitano e che ne custodiscono gli equilibri,
  • mitigano gli impatti del cambiamento climatico estremo.

Rinviare l’applicazione dell’EUDR significa, in concreto, permettere che per un altro anno materiali come soia, olio di palma, carne bovina, cacao, caffè, gomma e legno possano continuare ad alimentare la deforestazione globale senza adeguati controlli.

Belém: la voce dei popoli indigeni soffocata dai compromessi europei

Proprio mentre a Belém i rappresentanti delle comunità indigene denunciano la distruzione dei loro territori, la decisione europea appare ancora più stridente.

Bonelli sottolinea:
«Si è scelto di proteggere il profitto immediato invece della vita delle persone e dei popoli che già oggi subiscono le conseguenze della deforestazione».

Le popolazioni indigene dell’Amazzonia e delle grandi foreste tropicali sono infatti in prima linea nel difendere territori su cui incombono:

  • agricoltura intensiva,
  • estrazioni illegali,
  • traffici di legname,
  • incendi dolosi,
  • espansione delle filiere agroalimentari globali.

La loro lotta, storicamente ignorata o marginalizzata, diventa oggi simbolo di una battaglia mondiale per la giustizia climatica.

Perché il rinvio dell’EUDR è così grave?

Il regolamento EUDR era stato salutato come uno dei passi più importanti della politica climatica europea, perché per la prima volta collegava direttamente consumi europei e distruzione delle foreste.

Il rinvio al 2026:

  • indebolisce la credibilità ambientale dell’Unione Europea,
  • permette alle filiere a rischio di continuare le importazioni senza tracciabilità,
  • allontana l’obiettivo di ridurre la deforestazione globale entro il 2030,
  • aggiunge pressioni su ecosistemi già vicini al punto di non ritorno.

Per Bonelli è un segnale chiaro: «Quando avranno distrutto tutto, i soldi non potranno nutrire il loro corpo né la loro anima».

Deforestazione: un tema centrale

La deforestazione non è solo un problema ecologico: ha ripercussioni dirette sulla salute umana.

  • Aumenta il rischio di nuove zoonosi e pandemie.
  • Intensifica gli eventi climatici estremi che minacciano le comunità più fragili.
  • Compromette la qualità dell’aria e delle risorse idriche.
  • Colpisce la sicurezza alimentare globale.

Su Ambiente in Salute, questo tema rappresenta un crocevia tra ambiente, salute e diritti umani: la scelta politica dell’Europa incide su tutte e tre le dimensioni.

Dopo Bruxelles, il dibattito torna all’opinione pubblica

Il rinvio dell’EUDR non chiude il dossier: lo riapre.
La pressione di scienziati, attivisti, popoli indigeni e società civile sarà ora fondamentale per evitare un ulteriore indebolimento della norma.

Bonelli lancia un appello chiaro: mettere fine alla logica del profitto a breve termine e proteggere ciò che resta delle grandi foreste del pianeta.

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