La dieta vegana riduce le emissioni di carbonio del 46%
Una dieta vegana può ridurre le emissioni di carbonio del 46 per cento e l’uso del suolo del 33 per cento, mantenendo al contempo un profilo nutrizionale adeguato. È quanto emerge da uno studio pubblicato su Frontiers in Nutrition che analizza gli impatti ambientali e nutrizionali di quattro diversi modelli alimentari. Nonostante oggi solo l’1,1 per cento della popolazione mondiale segua un’alimentazione vegana, la tendenza è in crescita, con aumenti significativi in Paesi come Germania e Regno Unito.
Alimentazione a base vegetale
Molti consumatori indicano i benefici per la salute come motivazione principale. Secondo le evidenze riportate, passare da una tipica dieta occidentale a una dieta completamente vegetale può ridurre il rischio di mortalità prematura legata a malattie non trasmissibili di circa il 18-21 per cento. Lo studio guidato dalla ricercatrice Noelia Rodriguez-Martín ha permesso di analizzare nel dettaglio gli effetti di una scelta alimentare più sostenibile.
Come è stato condotto lo studi
Il team ha costruito quattro menù settimanali equilibrati dal punto di vista nutrizionale, ognuno impostato su 2.000 chilocalorie al giorno. Le diete analizzate comprendevano:
una dieta mediterranea onnivora
una dieta pesco-vegetariana
una dieta ovo-latto-vegetariana
una dieta vegana
Le porzioni e la composizione dei pasti sono state definite seguendo le linee guida della Società Spagnola per la Nutrizione Comunitaria, dell’Unione Vegetariana Spagnola, dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare e della National Academy of Medicine statunitense. Nel modello vegano, tutti gli alimenti di origine animale sono stati sostituiti da alternative vegetali come tofu, tempeh, legumi, yogurt di soia e semi.
L’analisi nutrizionale
I ricercatori hanno utilizzato database alimentari come Bedca e FoodData Central per valutare macronutrienti e 22 micronutrienti essenziali. I risultati sono stati confrontati con i valori nutrizionali di riferimento per uomini e donne tra i 30 e i 70 anni. Tutti e tre i modelli a base vegetale sono risultati nutrizionalmente equilibrati, con un’attenzione particolare necessaria solo per vitamina D, iodio e vitamina B12.
L’impatto ambientale
Utilizzando il database pubblico Agribalyse 3.1.1, i ricercatori hanno calcolato l’impronta ecologica delle quattro diete, considerando indicatori come cambiamento climatico, eutrofizzazione, uso del suolo e impatti sull’ecosistema. I risultati mostrano differenze significative.
Le emissioni totali di gas serra per ogni modello alimentare sono state:
3,8 kg CO2 equivalente al giorno per la dieta onnivora
3,2 kg per la dieta pesco-vegetariana
2,6 kg per la dieta ovo-latto-vegetariana
2,1 kg per la dieta vegana
Il passaggio alla dieta vegana comporta quindi una riduzione del 46 per cento delle emissioni rispetto al modello onnivoro. Riduzioni importanti sono state osservate anche in altri indicatori: un calo del 7 per cento nell’uso dell’acqua e del 33 per cento nell’uso del suolo, insieme a diminuzioni superiori al 50 per cento negli impatti sull’ecosistema.
I vantaggi ambientali e sanitari delle diete a base vegetale
Secondo Rodriguez-Martín, le analisi confermano che i menù vegetali presentano chiari vantaggi ambientali e sanitari rispetto a una dieta onnivora tipica. Le differenze risultano particolarmente evidenti negli indicatori legati agli impatti sull’ecosistema, mentre dal punto di vista nutrizionale l’alimentazione vegana risulta adeguata con pochi accorgimenti specifici.
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