La crescita economica non è più legata all’aumento delle emissioni di CO2
Il disaccoppiamento delle emissioni di CO2 dalla crescita economica si riferisce alla capacità di un Paese di aumentare il proprio prodotto interno lordo (PIL) senza incrementare le emissioni di carbonio. Questo processo può essere classificato in tre categorie principali: disaccoppiamento assoluto, disaccoppiamento relativo e riaccoppiamento assoluto. Il disaccoppiamento assoluto è il risultato ideale, in cui le emissioni diminuiscono pur mantenendo una crescita economica positiva, mentre il disaccoppiamento relativo si verifica quando le emissioni crescono, ma a un ritmo inferiore rispetto alla crescita economica.
Nel rapporto dell’Energy and Climate Intelligence Unit (ECIU), si evidenzia come il disaccoppiamento stia diventando sempre più comune a livello globale, con molti Paesi che, invece di vedere un incremento delle emissioni con la crescita economica, sono riusciti a ridurre le loro emissioni mentre continuano a svilupparsi.
La crescita del disaccoppiamento a livello globale
Secondo l’analisi condotta su 113 Paesi, che insieme rappresentano oltre il 97% del PIL mondiale e il 93% delle emissioni globali, il disaccoppiamento sta diventando la norma. Tra il 2015 e il 2023, quasi la metà del PIL mondiale ha mostrato un disaccoppiamento assoluto delle emissioni, con una crescita economica accompagnata da una riduzione delle emissioni di CO2. Questo segna un aumento significativo rispetto al periodo precedente all’Accordo di Parigi, quando solo il 77% del PIL e delle emissioni globali mostrava segni di disaccoppiamento relativo o assoluto.
Il rapporto rileva che, sebbene il disaccoppiamento assoluto su scala globale possa sembrare una sfida, è fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici fissati dall’Accordo di Parigi, in particolare per limitare l’aumento della temperatura media globale.
Paesi che stanno disaccoppiando
Molti Paesi europei sono tra i maggiori disaccoppiatori costanti, tra cui Germania, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi e Svezia. Questi Paesi sono riusciti a ridurre le loro emissioni di CO2 mentre l’economia cresceva, adottando politiche di sostenibilità e innovazioni tecnologiche. Anche alcune economie emergenti, come Bielorussia e Portogallo, sono state classificate come “miglioratori” nel disaccoppiamento, avendo fatto progressi significativi tra il 2015 e il 2023.
Tuttavia, ci sono anche Paesi che hanno fatto passi indietro, come la Lituania e la Lettonia, che erano riusciti a disaccoppiare le loro emissioni nel periodo precedente l’Accordo di Parigi ma hanno visto un aumento delle emissioni negli ultimi anni.
Contesto climatico globale
Nonostante i progressi, il disaccoppiamento non è privo di sfide. In particolare, il rapporto evidenzia le difficoltà nel misurare con precisione le emissioni di CO2, soprattutto quando si considera il consumo e le emissioni indirette legate alle importazioni di beni. Inoltre, molti Paesi in via di sviluppo devono affrontare difficoltà nell’adottare tecnologie verdi e politiche di sostenibilità a causa di risorse limitate.
Un altro aspetto cruciale è il rischio che le economie avanzate possano “delocalizzare” le loro emissioni, trasferendo la produzione ad alta intensità di carbonio in Paesi con normative ambientali più deboli. Questo fenomeno potrebbe ridurre l’efficacia del disaccoppiamento se non vengono implementati meccanismi per affrontare le emissioni globali in modo equo.
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