Dolomiti, c’è davvero un rischio geologico e olimpico? Parte interrogazione parlamentare
La crescente instabilità delle Dolomiti, patrimonio UNESCO e simbolo della montagna italiana, è al centro di una dura denuncia politica. La capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) alla Camera, Luana Zanella, ha presentato un’interrogazione parlamentare ai ministri delle Infrastrutture, Matteo Salvini, e dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, lamentando la loro assenza di intervento e la “situazione fuori controllo” a seguito dei numerosi eventi franosi.
Zanella chiede azioni urgenti per rafforzare i sistemi di controllo, indagine e sorveglianza delle aree dolomitiche, messe a dura prova dai cambiamenti climatici. La deputata solleva anche forti preoccupazioni riguardo ai numerosi interventi infrastrutturali legati ai Giochi Olimpici Milano Cortina 2026, temendo che possano aggravare il già fragile contesto geologico e morfologico. Viene ricordato che il villaggio atleti sorgerà a Fiames, area a rischio idrogeologico, e che l’impianto di risalita Apollonio-Socrepes insiste su una frana profonda con potenziale rischio per la stabilità dei piloni.
Dolomiti sotto pressione: crisi idrogeologica in aggravamento
L’interrogazione elenca una serie impressionante di eventi recenti che hanno colpito l’area dolomitica, da San Vito di Cadore a Cortina, aggravati dalle intense piogge delle ultime settimane. Tra gli episodi più gravi:
- 30 giugno: Una colata di fango e detriti dalla Croda Marcora ha imposto la chiusura della SS 51 Alemagna, isolando Cortina d’Ampezzo. Poche ore prima, il 28 giugno, era già avvenuto un distacco minore, ripreso sui social come testimonianza della crescente instabilità.
- 14 giugno: Un crollo di grandi dimensioni sempre dalla cima Marcora, tra San Vito e Cortina.
- 15-16 giugno: Un’enorme colata detritica dal Monte Antelao ha travolto l’abitato di Cancia, nel Comune di Borca di Cadore, bloccando nuovamente la SS.51 Alemagna.
I dati regionali confermano la criticità: la Regione Veneto ha censito 9.455 frane, di cui ben 5.914 solo nella provincia di Belluno, con circa 200 nuove frane che si aggiungono ogni anno. La valle del Boite, da sola, conta almeno 10 colate detritiche lungo una ventina di chilometri.
Il Ruolo del permafrost e l’urgenza di interventi
La deputata Zanella evidenzia una causa fondamentale di questa crescente instabilità: la perdita del permafrost in alta quota. Il ghiaccio interstiziale permanente, che agiva come “legante naturale” nelle fratture e porosità della roccia, sta scomparendo a causa dell’aumento delle temperature, portando a un incremento dei crolli e della produzione di detriti.
Di fronte a questa situazione allarmante, l’AVS chiede un intervento immediato di messa in sicurezza e prevenzione, richiamando all’azione i ministri competenti e sollecitando una maggiore attenzione alla fragilità di un territorio di inestimabile valore naturale e paesaggistico.
Share this content: