Caldo record a giugno in Italia, ma la mortalità resta stabile: i dati del Ministero della Salute
L’estate 2025 si è già guadagnata un posto negli annali come la più calda mai registrata in Europa, segnando un’anomalia termica senza precedenti. In particolare, il mese di giugno ha registrato un incremento medio delle temperature pari a +2,81°C rispetto al trentennio climatico di riferimento 1991-2020. In Italia, l’anomalia è ancora più marcata, con punte fino a +3,49°C. Solo il famigerato giugno del 2003, tristemente ricordato per le sue ondate di calore estreme, ha fatto registrare condizioni più torride. Le regioni italiane maggiormente colpite da questo caldo anomalo sono state quelle del nord-ovest, l’Emilia-Romagna, il centro (in particolare Toscana, Lazio e Umbria) e la Sardegna.
Temperature estreme e sistemi di allerta attivati
Le prime avvisaglie del caldo estremo si sono avute tra l’11 e il 16 giugno, con un aumento delle temperature che ha preparato il terreno per un’ondata ancora più intensa. A partire dal 24 giugno e fino ai primi giorni di luglio, gran parte del territorio italiano è stata interessata da un’ondata di calore prolungata, con temperature apparenti massime spesso comprese tra i 35°C e i 40°C. In molte città, i sistemi di allarme per le ondate di calore (HHWWS) hanno attivato i livelli di rischio 2 e 3, segnalando condizioni climatiche potenzialmente pericolose per la salute, in particolare per le persone anziane o con patologie croniche. I dati HHWWS hanno evidenziato, per il mese di giugno, scostamenti dalle medie climatiche tra +1,5°C e +4°C per le temperature massime reali e apparenti.
Impatto sulla salute
Nonostante le condizioni climatiche estreme, i dati raccolti dal Sistema di Sorveglianza della Mortalità Giornaliera (SISMG) del Ministero della Salute mostrano una mortalità complessiva in linea con le attese. Tuttavia, alcune città hanno registrato incrementi significativi: Napoli ha segnalato un +9% rispetto alla media attesa, mentre a Catania l’aumento è ancora più marcato, con un +16%. In controtendenza, città come Piacenza, Forlì, Livorno e Sassari hanno riportato valori di mortalità inferiori alla media. Questi dati suggeriscono che, sebbene il caldo estremo sia stato diffuso e intenso, gli effetti sulla salute pubblica sono stati molto variabili a livello locale, influenzati probabilmente da fattori socio-demografici, infrastrutture sanitarie e capacità di risposta ai rischi ambientali.
La correlazione tra picchi di temperatura e mortalità
L’analisi dei grafici di mortalità giornaliera mostra come, in molte città italiane, si siano verificati incrementi di decessi in concomitanza con i picchi termici o con alcuni giorni di latenza. Le città coinvolte sono numerose, da Milano a Roma, da Bologna a Firenze, fino a Pescara e Sassari. Anche durante l’iniziale fase di aumento delle temperature tra l’11 e il 16 giugno, sebbene le condizioni climatiche fossero meno estreme rispetto alla fine del mese, si sono osservati aumenti di mortalità temporanei in molte città. Questo conferma che anche un incremento termico moderato, ma improvviso, può avere effetti sulla salute pubblica.
Accessi in pronto soccorso
Oltre alla sorveglianza sulla mortalità, l’analisi ha riguardato anche gli accessi ai pronto soccorso, in particolare nelle strutture ospedaliere sentinella di alcune città italiane, tra cui Venezia, Milano, Genova, Bologna, Ancona, Roma e Palermo. Il trend settimanale ha mostrato un andamento regolare, con un picco di accessi il lunedì e un calo nel fine settimana. In corrispondenza delle giornate più calde di giugno non sono emersi cambiamenti significativi, anche se si sono registrati lievi aumenti degli accessi a Bologna, Genova, Palermo e Ancona. Questi dati, seppur meno eclatanti, sottolineano l’importanza di mantenere alta la sorveglianza anche nei servizi di emergenza sanitaria, soprattutto in periodi di condizioni meteo estreme.
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