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L’estinzione di massa non è (ancora) in corso

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L’estinzione di massa non è (ancora) in corso

Negli ultimi anni si è parlato spesso di una possibile estinzione di massa in corso, causata principalmente dall’attività umana e dalla perdita accelerata di biodiversità. Tuttavia, una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Plos One sembra ridimensionare questa visione, offrendo un quadro più ampio e meno catastrofico. Secondo gli autori, due ricercatori statunitensi, non ci sarebbero al momento prove sufficienti per parlare di una crisi globale di estinzioni a livello di generi.

Estinzioni di generi animali

Il nuovo studio, firmato da John Wiens dell’Università dell’Arizona, si concentra sulle estinzioni di generi, un livello tassonomico superiore alla specie. Gli autori criticano apertamente una precedente ricerca che aveva previsto un’accelerazione drastica di queste estinzioni, mettendo in pericolo la sopravvivenza umana. La loro analisi, invece, mostra un fenomeno più contenuto e concentrato in ambienti specifici, come le isole.

Oltre 22mila generi analizzati

A differenza delle ricerche precedenti, limitate ai vertebrati terrestri, questo nuovo lavoro ha ampliato il campo d’indagine a più di 22.000 generi e 160.000 specie di piante e animali. I dati sono stati estratti da fonti affidabili come la IUCN (International Union for the Conservation of Nature), il Catalogue of Life e la Global Biodiversity Information Facility. Secondo i risultati, dal 1500 a oggi si sarebbero estinti 102 generi, pari a 179 specie, in gran parte tra uccelli e mammiferi.

Un impatto numerico contenuto

Il numero delle estinzioni rilevate risulta piuttosto contenuto rispetto alla biodiversità complessiva. Le perdite rappresentano meno dello 0,5% dei generi analizzati e solo lo 0,05% del totale conosciuto. Inoltre, il ritmo delle estinzioni sembra aver rallentato negli ultimi 100 anni, contrariamente a quanto ipotizzato da alcuni studi precedenti. Il picco, secondo gli autori, si è verificato tra il 1800 e il 1900, con tassi variabili a seconda del gruppo di organismi.

Una riflessione sul valore intrinseco della vita

Gli autori sottolineano che il loro studio non intende minimizzare l’importanza della conservazione della biodiversità. Anzi, invitano a una narrazione più accurata e meno sensazionalistica. Secondo loro, la protezione delle specie e dei generi non dovrebbe essere motivata solo dalla paura di conseguenze per l’umanità, ma anche da un principio etico: ogni essere vivente ha un valore intrinseco, e causarne l’estinzione è moralmente discutibile.

Limiti dello studio e importanza del monitoraggio costante

I ricercatori riconoscono i limiti della loro analisi, legati alla possibile incompletezza dei dati disponibili. Alcune specie potrebbero non essere state ancora identificate come estinte, o potrebbero esserlo diventate recentemente senza essere ancora registrate. Tuttavia, sottolineano l’importanza di basare le decisioni e le politiche ambientali su dati solidi e ampi, evitando letture parziali o allarmistiche.

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