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Colonnine elettriche Italia: il flop del PNRR sulla mobilità sostenibile

Colonnine elettriche Italia: il flop del PNRR sulla mobilità sostenibile

La transizione verso la mobilità elettrica in Italia rischia di arenarsi sul nascere. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) aveva previsto un investimento di 640 milioni di euro per la realizzazione di oltre 18.000 colonnine di ricarica per veicoli elettrici. Tuttavia, solo 96 milioni di euro sono stati effettivamente assegnati agli operatori, con la conseguenza che verranno realizzate appena 3.800 colonnine – poco più di un sesto di quelle promesse.



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PNRR mobilità elettrica: dove sta il problema?

Secondo analisti e operatori di settore, il flop delle colonnine elettriche in Italia è il risultato di una gestione poco efficace dei bandi da parte del Ministero dell’Ambiente. I bandi, infatti, hanno dimostrato una scarsa capacità di attrarre investitori, soprattutto nelle aree a bassa domanda di mobilità elettrica, come il Sud Italia. Anche la rigidità delle regole e la mancanza di garanzie sul ritorno degli investimenti hanno scoraggiato la partecipazione degli operatori.

I fondi non utilizzati: cosa cambia?

I fondi non utilizzati – circa 597 milioni di euro – sono stati rimodulati e destinati a un nuovo programma di rottamazione e incentivi per l’acquisto di veicoli elettrici, invece che per il potenziamento delle infrastrutture di ricarica. Questa scelta è stata criticata da più parti, perché la mancanza di una rete di ricarica capillare ed efficiente rappresenta un ostacolo strutturale allo sviluppo della mobilità elettrica in Italia.

La voce dei Verdi: la nota di Angelo Bonelli sul flop delle colonnine elettriche

La posizione di Europa Verde è stata espressa con chiarezza da Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce del partito. In una nota ufficiale, Bonelli accusa il governo Meloni di “nascondere un clamoroso fallimento trasformandolo in propaganda”, sottolineando che il flop delle colonnine è il risultato di “tre bandi mal concepiti e gestiti dal Ministero dell’Ambiente, che hanno dimostrato totale incapacità di pianificazione, ma anche di una strategia per frenare la transizione energetica”.

Bonelli aggiunge che “senza una rete di ricarica capillare ed efficiente, non ci può essere alcun vero sviluppo della mobilità elettrica in Italia. Invece di affrontare il nodo strutturale dell’insufficienza di infrastrutture, il governo sceglie scorciatoie propagandistiche, che scaricano sulle fasce sociali più deboli il rischio di acquistare veicoli elettrici senza la certezza di poterli ricaricare facilmente”.

Transizione energetica: serve una visione di sistema

La mobilità elettrica non può prescindere da una rete di ricarica diffusa e affidabile. Senza infrastrutture adeguate, il rischio è che i cittadini – soprattutto quelli delle fasce sociali più deboli – si ritrovino a dover affrontare l’acquisto di un’auto elettrica senza la certezza di poterla ricaricare facilmente.

La transizione ecologica non è solo un cambio di tecnologia, ma un progetto di sistema che richiede visione, pianificazione e investimenti mirati. Purtroppo, secondo molti osservatori, l’Italia sembra ancora una volta improvvisare, rimediare e rincorrere, invece di affrontare con decisione il nodo strutturale della mancanza di infrastrutture.

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