Fossili di 300milioni di anni a 100km di profondità. L’incredibile scoperta dei geologi italiani
Una scoperta senza precedenti scuote il mondo della geologia: sulle Alpi Occidentali, in Italia, un team di ricercatori delle Università di Torino e Perugia ha trovato tracce fossili di vita risalenti a 300–250 milioni di anni fa, sopravvissute a profondità estreme, fino a 100 km sotto la superficie terrestre-.
Il lavoro, pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature, rappresenta la prima prova al mondo dell’esistenza di forme di vita fossile conservate in condizioni di altissima pressione e temperatura, tipiche del mantello terrestre.
Una scoperta tutta italiana
Il ritrovamento è avvenuto nell’area del Pinerolese, nelle Alpi Occidentali, all’interno del Massiccio Dora-Maira, già famoso per la scoperta della coesite nel 1984. Durante le indagini geologiche del progetto CARG 172 Pinerolo, i ricercatori hanno identificato pollini, spore e microfitoplancton marino (acritarchi) in ben 11 campioni di rocce metamorfiche, sottoposte a condizioni di ultra-alta pressione.
Questi fossili risalgono al Carbonifero Superiore e al Permiano (323–251 milioni di anni fa) e sono stati trovati in rocce subdotte a profondità eccezionali, dove la vita — almeno finora — era ritenuta impossibile.
“Una scoperta che riscrive ciò che sappiamo sulla vita”
“È il primo ritrovamento di forme di vita fossile in queste condizioni di pressione e temperatura in tutto il mondo”
— Rodolfo Carosi, Presidente della Società Geologica Italiana e docente dell’Università di Torino.
“Abbiamo estratto pollini fossili e acritarchi da rocce considerate fino a poco tempo fa completamente sterili. È una scoperta sensazionale, che apre nuove strade nello studio della vita in ambienti estremi — anche su altri pianeti.”
— Amalia Spina, palinologa e docente dell’Università di Perugia.
Una nuova frontiera nella ricerca geologica e planetaria
La scoperta dimostra che tracce di vita possono sopravvivere anche a profondi cicli orogenici, come quelli Varisico e Alpino, resistendo a trasformazioni geologiche estreme.
Oltre all’enorme valore scientifico, il ritrovamento ha anche importanti implicazioni strategiche per la ricerca di grafite e minerali ad alto valore tecnologico presenti nelle valli pinerolesi.
Le tecniche di separazione e analisi sviluppate all’Università di Perugia hanno permesso di isolare i microfossili con una precisione senza precedenti, offrendo un nuovo strumento per studiare le rocce metamorfiche e la loro evoluzione nel tempo.

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