Ftalati vietati nei giocattoli: dalla Svizzera l’allarme sui prodotti importati dall’Asia
I laboratori cantonali svizzeri hanno avviato un’ampia operazione di controllo su prodotti in plastica di uso quotidiano, tra cui giocattoli, contenitori e articoli domestici. L’obiettivo era individuare la presenza di sostanze chimiche vietate ancora immesse sul mercato, con particolare attenzione agli ftalati, plastificanti noti per rendere la plastica più flessibile ma potenzialmente dannosi per la salute.
Che cosa sono gli ftalati e perché sono considerati pericolosi
Gli ftalati sono composti utilizzati per conferire elasticità ai materiali plastici. Alcuni di essi sono stati vietati perché possono alterare il sistema endocrino e riproduttivo. I rischi risultano particolarmente significativi per bambini e donne in gravidanza, che possono essere esposti attraverso prodotti d’uso quotidiano e giocattoli.
Come si è svolta l’indagine nei laboratori cantonali
L’operazione ha coinvolto circa 1.400 prodotti in plastica reperibili nei negozi svizzeri. La prima fase è stata condotta con uno spettrometro a infrarossi portatile, utile per individuare la presenza di ftalati, senza però distinguere tra quelli ammessi e quelli vietati.
Dallo screening iniziale sono stati selezionati 180 articoli sospetti, inviati successivamente ai laboratori per analisi chimiche approfondite. Finora sono stati analizzati 80 campioni e 51 di questi hanno superato i limiti consentiti, confermando la presenza di ftalati vietati dalla normativa.
Richiami e previsioni: oltre 100 prodotti a rischio ritiro
Solo nel mese di ottobre sono stati richiamati 8 prodotti considerati non conformi. Secondo le stime, più di 100 articoli potrebbero essere ritirati dal mercato entro la fine della campagna di controllo.
Tra le categorie più a rischio sono stati identificati:
Giocattoli, pupazzi e tappetini da bagno
Borse dell’acqua calda e articoli per il comfort domestico
Contenitori in plastica destinati all’uso quotidiano
Questi prodotti, spesso utilizzati da bambini o in contesti familiari, rappresentano un potenziale pericolo soprattutto a causa dell’esposizione diretta o prolungata.
Prodotti d’importazione sotto osservazione
Le analisi hanno messo in evidenza che molti articoli non conformi provengono da Paesi extraeuropei. Yves Parrat, chimico cantonale di Basilea Città e coordinatore dei controlli, ha dichiarato che numerosi prodotti d’importazione, in particolare dall’Asia, continuano a non rispettare le norme vigenti.
Parrat ha sottolineato anche la necessità di una maggiore responsabilità da parte delle aziende importatrici, spesso poco attente al controllo preventivo dei materiali immessi sul mercato.
Un rischio che potrebbe riguardare anche l’Unione Europea
Sebbene l’indagine sia stata condotta in Svizzera, è molto probabile che prodotti simili siano presenti anche nei negozi dell’Unione Europea, compresa l’Italia. La globalizzazione delle filiere commerciali rende infatti possibile la diffusione di articoli non conformi anche in mercati con regolamentazioni più severe.
Gli ftalati vietati, se presenti in questi oggetti, possono interferire con il sistema endocrino e riproduttivo, aumentando il rischio per le categorie più vulnerabili.
L’obiettivo dei richiami
Secondo Parrat, i richiami e le campagne di sensibilizzazione hanno un ruolo fondamentale: spingono le aziende a controllare meglio i propri prodotti prima della distribuzione. Il richiamo di un prodotto comporta infatti un impegno significativo per il venditore, che deve informare la clientela e farsi carico della restituzione degli articoli.
L’esperto auspica che tali responsabilità inducano gli importatori a migliorare la qualità dei controlli, riducendo così l’esposizione dei consumatori a sostanze chimiche nocive.
Un segnale chiaro per consumatori e aziende
L’indagine condotta in Svizzera rappresenta un campanello d’allarme e mette in evidenza l’importanza di controlli rigorosi lungo tutta la catena di produzione e distribuzione. La sicurezza dei prodotti in plastica richiede attenzione costante, investimenti nelle verifiche e maggiore consapevolezza da parte dei consumatori, che dovrebbero preferire marchi affidabili e prodotti certificati.
La campagna in corso conferma la necessità di un impegno collettivo per garantire articoli sicuri e tutelare la salute pubblica.
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