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Gas in calo ma investimenti in crescita: rischio di costi insostenibili per famiglie e imprese

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Gas in calo ma investimenti in crescita: rischio di costi insostenibili per famiglie e imprese

In Italia, tra il 2021 e il 2024, la domanda di gas naturale è scesa del 19%, passando da 76 a 61 miliardi di metri cubi. Un segnale chiaro della transizione energetica in atto. Nonostante ciò, i piani del Governo prevedono oltre 13,6 miliardi di euro di nuovi investimenti solo per il trasporto del gas. Un paradosso che rischia di tradursi in un costo crescente per consumatori e imprese.

A lanciare l’allarme è il think tank italiano per il clima ECCO, che in un nuovo rapporto analizza le conseguenze economiche delle scelte infrastrutturali attuali.

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I costi degli investimenti ricadranno sulle bollette

Secondo lo studio, il modello di regolazione attuale permette alle aziende che gestiscono le infrastrutture del gas di ottenere ricavi certi, indipendentemente dall’uso reale della rete. Questo significa che il rischio di un calo ulteriore della domanda non è a carico degli operatori, ma interamente trasferito su utenti e aziende.

In termini concreti, ECCO prevede che le tariffe di trasporto del gas potrebbero aumentare tra il 18% e il 66% entro il 2030. Uno scenario ancora più critico ipotizza rincari fino al 483% entro il 2050, con un impatto diretto sui prezzi dell’energia e sulla competitività del sistema produttivo.

“Investimenti sovradimensionati e senza ritorno”

Il rapporto evidenzia come le nuove infrastrutture siano sovradimensionate rispetto ai reali fabbisogni energetici. ECCO sottolinea che, secondo le stime degli stessi operatori, la domanda di gas nel 2045 sarà inferiore del 43% rispetto al 2024. Questo significa che le reti realizzate oggi potrebbero risultare in buona parte inutilizzate, generando cosiddetti stranded cost, ossia costi persi che verranno comunque scaricati sui cittadini.

Oggi, il valore degli asset infrastrutturali del gas è in crescita del 4% annuo dal 2019, spinto non solo dall’inflazione ma soprattutto dall’incremento degli investimenti, giudicati non coerenti con gli obiettivi climatici.

L’analisi di ECCO

Matteo Leonardi, direttore e co-fondatore di ECCO, denuncia come l’attuale politica infrastrutturale non solo non tenga conto dell’evoluzione del mercato, ma finisca per proteggere gli interessi delle imprese a scapito della collettività. “È il momento di ripensare la regolazione e avviare un piano di uscita dal gas coerente con gli obiettivi climatici e di sicurezza energetica”, afferma Leonardi.

Lo scenario più prudente, che prevede solo 5,9 miliardi di euro di investimenti già avviati, comporterebbe comunque un aumento del 18% delle tariffe di trasporto entro il 2030, incidendo per il 13% sul prezzo complessivo del gas.

“L’esempio della Spagna e il peso della transizione”

Il think tank propone un cambio di approccio: programmare in modo trasparente e progressivo l’abbandono del gas fossile, investendo in soluzioni rinnovabili e reti elettriche moderne. Leonardi cita il caso della Spagna, dove l’accesso all’energia a costi competitivi avviene già attraverso fonti rinnovabili e un sistema elettrico più efficiente.

ECCO conclude che la transizione non deve diventare un peso per famiglie e imprese. Senza una revisione delle regole e una strategia chiara di dismissione del gas, il rischio è quello di compromettere la sostenibilità economica della transizione stessa.

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