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Terremoti e ghiacciai, i geologi mettono sotto la lente l’Himalaya a Torino

Terremoti e ghiacciai Himalaya

Terremoti e ghiacciai, i geologi mettono sotto la lente l’Himalaya a Torino

Oltre 100 delegati internazionali si sono riuniti all’Università di Torino per il 37th Himalaya-Karakoram-Tibet Workshop, il congresso scientifico che fino al 6 settembre metterà al centro lo studio della più imponente catena montuosa della Terra e delle sue conseguenze sul pianeta.

Il congresso, ospitato nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi, affronta i grandi temi legati alla dinamica geologica dell’Himalaya e del Karakoram, dalle faglie sismiche attive ai cambiamenti climatici che stanno modificando il volto dei ghiacciai. Il 5 e 6 settembre i geologi parteciperanno anche a un’escursione scientifica sul Monviso.

Terremoti e tettonica: una catena ancora “viva”

“La catena Himalayana è la catena di collisione per eccellenza, ancora attiva – spiega Rodolfo Carosi, presidente della Società Geologica Italiana –. Il recente forte terremoto in Afghanistan, discusso al congresso, è la prova della vitalità e della dinamica della catena, con effetti devastanti per le popolazioni locali. Studiamo la tettonica e l’impatto che questa catena ha avuto e continua ad avere sull’evoluzione del Pianeta Terra”.

Il ritiro dei ghiacciai: un rischio per un terzo dell’umanità

Accanto agli aspetti sismici, l’Himalaya e il Karakoram sono osservati speciali anche per quanto riguarda la crisi climatica.
L’alpinista Matteo Sella, intervenuto durante i lavori, ha presentato le immagini della spedizione sul K2 dell’agosto 2024 – a 70 anni dalla storica conquista italiana – mettendo a confronto fotografie del 1909 con quelle del 2024: il ritiro dei ghiacciai è evidente e drammatico.

La catena himalayana, lunga 2.400 km, rappresenta infatti un serbatoio d’acqua vitale: i suoi ghiacciai garantiscono risorse idriche a circa un terzo della popolazione mondiale. “La sopravvivenza di questi ghiacciai nei prossimi decenni – avverte Carosi – è seriamente minacciata dal riscaldamento globale”.

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