Ghiacciai sempre più fragili: la crisi climatica mette in crisi l’arco alpino
L’arco alpino è oggi uno degli ecosistemi più vulnerabili al cambiamento climatico. Non si tratta solo dell’aumento delle temperature o dello zero termico che sale di quota, ma di una combinazione di fattori che stanno rendendo le montagne sempre più fragili. Secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, da gennaio a luglio 2025 si sono verificati ben 83 eventi meteo estremi nelle regioni alpine, con Lombardia, Veneto e Piemonte tra le più colpite.
Lombardia in testa per eventi estremi
La Lombardia guida la classifica con 30 eventi meteo estremi registrati nei primi sette mesi dell’anno, seguita dal Veneto con 18 e dal Piemonte con 17. Le piogge intense e le alluvioni sono i fenomeni più frequenti, a dimostrazione di un clima che sta diventando sempre più imprevedibile anche in alta quota. Questa situazione aumenta il rischio di frane, colate detritiche e altri eventi che minano la stabilità del territorio alpino.
Il ghiacciaio Ventina come simbolo della trasformazione in atto
In questo contesto si inserisce la seconda tappa della Carovana dei ghiacciai 2025, organizzata da Legambiente in collaborazione con CIPRA Italia e la Fondazione Glaciologica Italiana. Il ghiacciaio Ventina, in Valmalenco (Lombardia), è stato oggetto di osservazioni e analisi sul campo per monitorare gli effetti della crisi climatica in quota. Il ghiacciaio è monitorato da oltre un secolo lungo il sentiero glaciologico Vittorio Sella, con dati raccolti sin dal 1895.
Un ghiacciaio in forte arretramento
I dati raccolti mostrano un forte regresso del ghiacciaio Ventina. Tra il 1990 e il 2015 si è registrato un arretramento di circa 700 metri, a cui si sono aggiunti ulteriori 400 metri dal 2015 a oggi. Anche la superficie si è drasticamente ridotta: da 2,10 km² nel 1957 a 1,38 km² nel 2022. Il ghiacciaio è considerato un indicatore cruciale dei cambiamenti in corso nell’ambiente alpino e necessita di nuove tecnologie di monitoraggio come droni, rilievi aerei e satellitari.
La montagna cambia volto
Durante la tappa della Carovana sono stati documentati fenomeni di forte instabilità naturale. Le colate detritiche e le frane sono spesso innescate da piogge intense in quota, che fluidificano le morene e aumentano il rischio di crolli. Particolarmente preoccupanti sono i lembi di ghiaccio morto che rendono instabile la morena laterale destra e l’area frontale del ghiacciaio, rendendo la zona pericolosa anche per gli escursionisti.
Rispetto per la montagna
Secondo Vanda Bonardo, responsabile Alpi di Legambiente e presidente di CIPRA Italia, la montagna richiede oggi un approccio più consapevole. I rischi legati a frane, valanghe estive e piene improvvise aumentano, ma non devono scoraggiare la frequentazione dell’ambiente alpino. È invece necessario prepararsi adeguatamente, informarsi sulle condizioni meteo, scegliere percorsi in sicurezza e rispettare il territorio, anche evitando l’abbandono di rifiuti.
Rifiuti in quota
La tappa della Ventina è stata anche occasione per un’attività di Clean Up insieme a Puliamo il Mondo. Lungo il sentiero glaciologico sono stati raccolti numerosi rifiuti: plastica, mozziconi, tubetti di crema, calzini e persino un catetere. La distribuzione dei rifiuti evidenzia una correlazione tra punti panoramici, aree di sosta e comportamenti poco attenti. L’educazione ambientale resta quindi uno strumento fondamentale per tutelare questi ambienti delicati.
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