Copernicus: a giugno caldo record in Europa e temperature estreme nel Mediterraneo
Il mese di giugno 2025 è stato tra i più caldi mai registrati a livello globale, segnando un aumento delle temperature di 0,47 °C rispetto alla media storica del periodo 1991-2020 e di 1,30 °C rispetto alla media preindustriale (1850-1900). Questi dati, riportati dal Copernicus Climate Change Service (C3S), evidenziano il continuo riscaldamento globale, con impatti devastanti sulle condizioni meteorologiche e sull’ambiente.
Questi cambiamenti non riguardano solo le temperature atmosferiche, ma anche variabili come la copertura dei ghiacci marini e le condizioni idrologiche globali. Il bollettino mensile di Copernicus, che monitora l’andamento climatico a livello mondiale, ha messo in luce eventi estremi che stanno diventando sempre più frequenti, tra cui l’intensificarsi delle ondate di calore in diverse regioni del mondo, e in particolare in Europa.
Ondata di calore eccezionale in Europa occidentale
Una delle caratteristiche più allarmanti di giugno 2025 è stata l’ondata di calore che ha colpito l’Europa occidentale. Le temperature percepite hanno raggiunto valori da record, con punte superiori ai 38 °C in gran parte della regione. In alcune zone, come nel nord-est del Portogallo, le temperature percepite hanno addirittura toccato i 48 °C, causando uno stress termico estremo per la popolazione.
Le alte temperature, associate a fenomeni atmosferici come le “cupole di calore” (sistemi di alta pressione persistenti), hanno intrappolato aria calda sulla superficie terrestre, contribuendo ad aumentare l’inquinamento atmosferico e il rischio di incendi boschivi. Questo scenario ha avuto un impatto devastante sulla salute pubblica, con il rischio di colpi di calore e disidratazione, oltre ad altre problematiche sanitarie legate all’eccessivo caldo.
L’effetto delle alte temperature sul Mediterraneo
Anche il mare ha registrato temperature anomale. Gran parte del bacino Mediterraneo ha visto il mare superare i 28 °C, con un incremento superiore ai 5 °C rispetto alla media stagionale. La situazione è particolarmente critica nel Golfo del Leone e nel Mar Ligure, dove le temperature hanno raggiunto i valori più alti mai registrati. Il mare caldo presenta diversi rischi sia per la salute umana che per gli ecosistemi marini.
Le alte temperature del mare rallentano il raffreddamento notturno dell’aria lungo le coste, creando un effetto serra che aumenta l’umidità. Questo fenomeno rende l’aria più soffocante, aggravando la percezione di calore. Ma il vero problema riguarda gli ecosistemi marini: l’aumento delle temperature riduce la quantità di ossigeno nell’acqua, mettendo a rischio la sopravvivenza di molte specie acquatiche e compromettere l’intero equilibrio degli ecosistemi marini.
Ghiaccio in sofferenza
A soffrire il caldo non è solo l’atmosfera. Anche i ghiacciai polari mostrano segni evidenti della crisi climatica. L’estensione del ghiaccio marino artico è stata inferiore del 6% rispetto alla media del periodo, rappresentando la seconda estensione più bassa per un mese di giugno nei 47 anni di osservazioni satellitari.
Ancora più grave la situazione in Antartide, dove l’estensione del ghiaccio marino è risultata inferiore del 9% alla media, facendo segnare il terzo valore più basso mai registrato a giugno. Questi dati confermano una tendenza preoccupante, che contribuisce all’innalzamento del livello dei mari e alla destabilizzazione del clima globale.
La crescente frequenza delle ondate di calore: una nuova normalità?
Secondo Samantha Burgess, Responsabile Strategico per il Clima di Copernicus, queste ondate di calore non sono più eventi straordinari, ma un’anticipazione di quello che potrebbe diventare la nuova normalità in un mondo che continua a riscaldarsi. Le previsioni suggeriscono che ondate di calore più intense e frequenti potrebbero diventare la norma nelle estati future, con un impatto crescente sulla salute pubblica e sull’ambiente.
La continua emissione di gas serra e il cambiamento climatico in corso sono alla base di questi fenomeni estremi. Con l’aumento delle temperature globali, gli eventi climatici estremi, come incendi, ondate di calore e inquinamento atmosferico, diventeranno probabilmente più comuni e intensi, mettendo in pericolo milioni di persone, in particolare nelle aree urbane e nelle regioni già vulnerabili.
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