Grandinate tropicali in Europa: meno frequenti ma più devastanti. Lo studio
In futuro potremmo assistere a meno grandinate in Europa, ma quelle che arriveranno rischiano di essere molto più devastanti. È il paradosso svelato da una nuova ricerca pubblicata su Nature Communications e guidata dall’Università di Newcastle, in collaborazione con il Met Office e l’Università di Bristol.
Secondo gli studiosi, il cambiamento climatico sta alterando i modelli dei temporali estremi: meno frequenza, ma più potenza. E i protagonisti sono i “chicchi giganti” di grandine, con diametri superiori ai 5 centimetri, capaci di distruggere tetti, auto, raccolti e causare feriti.
Dalle Alpi al Mediterraneo: i luoghi più colpiti
La ricerca segnala in particolare il rischio per l’Europa meridionale, inclusa l’Italia. Qui i temporali “di tipo caldo”, simili a quelli tropicali, diventeranno più frequenti nei mesi autunnali e invernali.
Gli esempi recenti non mancano:
- Veneto (agosto 2025): chicchi da 7 cm hanno devastato intere aree rurali.
- Catalogna (Spagna): grandine da 8 cm ha danneggiato più di 1.000 tetti e 300 veicoli.
Episodi che ci avvicinano sempre più a scenari tipici delle zone tropicali.
Perché succede?
Gli scienziati spiegano che il riscaldamento dell’atmosfera cambia la dinamica delle tempeste:
- la grandine si forma a quote più alte,
- le correnti ascensionali sono meno forti,
- i chicchi hanno più tempo per crescere e sopravvivere fino al suolo.
Risultato: meno temporali, ma con grandinate localmente catastrofiche.
I rischi per agricoltura e città
Gli impatti non riguardano solo la meteorologia. Le grandinate giganti minacciano:
- agricoltura: raccolti devastati, polizze assicurative sempre più costose;
- centri urbani: tetti, finestre, auto e infrastrutture fragili sotto i colpi della grandine;
- ecosistemi naturali: habitat forestali e specie vulnerabili esposti a danni improvvisi.
Un segnale del nuovo clima europeo
«Dobbiamo prepararci a tempeste di grandine di tipo tropicale che potrebbero colpire l’Europa in futuro», avverte la professoressa Lizzie Kendon dell’Università di Bristol.
Gli esperti chiedono sistemi di allerta rapida, strategie di protezione civile più efficaci e città progettate per resistere agli eventi estremi.
Il messaggio è chiaro: anche se le grandinate saranno meno frequenti, quando arriveranno lasceranno il segno.
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