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Greenpeace: “Basta scarichi nelle aree marine protette”

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Greenpeace: “Basta scarichi nelle aree marine protette”

Lo scorso venerdì attiviste e attivisti di Greenpeace Italia hanno messo in atto una spettacolare protesta presso l’isolotto della Gaiola, nel Golfo di Napoli. Un enorme striscione con l’immagine di un gabinetto e la scritta “Basta scarichi” è stato appeso all’arco dell’isolotto, mentre dalla terrazza dell’Area Marina Protetta Gaiola altri attivisti esponevano il messaggio “Le Aree Marine Protette non sono una fogna”. Un gesto simbolico ma potente per denunciare la decisione del Ministero dell’Ambiente di autorizzare il raddoppio degli scarichi fognari nella Zona Speciale di Conservazione (ZSC) “Fondali Marini di Gaiola e Nisida”.



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Un decreto che minaccia la biodiversità marina

Nel febbraio scorso, Greenpeace Italia e Marevivo hanno presentato un ricorso al TAR della Campania contro il decreto ministeriale che consente il raddoppio degli scarichi. Il provvedimento rientra nel piano di risanamento ambientale e rigenerazione urbana (PRARU) dell’ex area industriale di Bagnoli. Tuttavia, secondo le associazioni ambientaliste, questo intervento avrebbe un impatto devastante sulla biodiversità marina, già messa a dura prova da pressioni antropiche.

Area protetta sotto attacco

Il Parco Sommerso di Gaiola è una delle poche aree marine realmente protette nel Mediterraneo. Tuttavia, da oltre vent’anni, il parco denuncia la presenza di uno scarico fognario a Cala Badessa, incompatibile con la tutela dell’ecosistema marino. L’atteso PRARU non solo non risolve il problema, ma lo aggrava prevedendo il raddoppio della portata degli scarichi. Una scelta definita “incomprensibile” dal direttore dell’AMP Gaiola, Maurizio Simeone.

L’Italia è in ritardo sulla tutela del mare

Secondo Greenpeace, l’Italia protegge effettivamente meno dell’1% del proprio mare, nonostante le dichiarazioni ufficiali. Il governo include nel conteggio anche i SIC (Siti di Interesse Comunitario), che spesso mancano di misure concrete di tutela. Inoltre, l’Italia non ha ancora ratificato il Trattato degli Oceani, al contrario di molti altri Paesi presenti alla recente conferenza ONU di Nizza.

Proteggere il 30% del mare entro il 2030

“La comunità scientifica è chiara: le aree marine protette sono strumenti fondamentali per salvaguardare gli ecosistemi marini”, ha dichiarato Valentina Di Miccoli di Greenpeace. L’associazione chiede un’inversione di rotta: non solo fermare il progetto di raddoppio degli scarichi, ma estendere la protezione reale del mare fino al 30% entro il 2030, in linea con gli obiettivi internazionali.

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