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L’impatto dell’uomo influisce sulle dimensioni degli animali

L’impatto dell’uomo influisce sulle dimensioni degli animali

Una ricerca multidisciplinare durata cinque anni ha analizzato oltre 80mila misurazioni biometriche di ossa e denti provenienti da 311 siti archeologici della Francia del Sud. Lo studio, pubblicato su Pnas, ha esaminato gli ultimi 8mila anni, evidenziando come negli ultimi mille anni gli animali domestici siano diventati più grandi mentre quelli selvatici si siano ridotti, a causa dell’intervento umano.

Alla ricerca hanno partecipato più di venti specialisti tra archeozoologi, studiosi di modelli climatici, personale di musei e responsabili di siti archeologici. La scelta del sud della Francia ha permesso di ridurre le variazioni geografiche e confrontare oltre 81mila misurazioni biometriche in modo accurato.

Specie analizzate e metodologie

Lo studio ha preso in considerazione animali selvatici come cervo nobile, volpe rossa, lepre e coniglio, e specie domestiche come pecora, capra, maiale, pollo e bovino. Le misurazioni di ossa e denti hanno permesso di tracciare l’evoluzione delle dimensioni delle specie nel corso dei millenni.

Cambiamenti a partire dal Medioevo

Dal Medioevo si è osservata una netta divergenza tra animali domestici e selvatici. Gli animali domestici hanno visto un aumento delle dimensioni grazie alla selezione da parte dell’uomo e a nuove pratiche di allevamento, mentre gli animali selvatici sono diventati più piccoli a causa della caccia e della frammentazione degli habitat naturali.

Cause principali dei cambiamenti

Le riduzioni delle dimensioni delle specie selvatiche sono legate alla pressione antropica, come la caccia intensiva e l’espansione degli insediamenti. L’aumento delle dimensioni degli animali domestici deriva principalmente dalla selezione umana e da migliori condizioni di allevamento, comprese cure veterinarie e alimentazione più abbondante.

L’esclusione del cambiamento climatico come fattore determinante

Gli autori dello studio escludono che il cambiamento climatico abbia avuto un ruolo significativo nei mutamenti osservati, poiché le variazioni di temperatura durante l’Olocene erano lente e regolari, incapaci di provocare cambiamenti così rapidi nella morfologia delle specie.

Secondo i ricercatori, il fenomeno potrebbe estendersi ad altre regioni del mondo, seppur con tempistiche e intensità diverse. Strumenti e dati messi a disposizione online potranno permettere ulteriori analisi su altri territori, come la Francia del Nord, la Penisola iberica e l’Italia, includendo anche periodi storici come l’Impero romano.

Conseguenze per la biodiversità e gli ecosistemi

Le variazioni indotte dall’uomo differiscono dall’adattamento evolutivo naturale e hanno effetti imprevedibili. La riduzione delle dimensioni negli animali selvatici può avvantaggiare alcune specie in habitat frammentati, ma non garantisce un vantaggio evolutivo. Molte razze tradizionali di animali domestici sono scomparse a causa della selezione per maggiore produttività, contribuendo alla crisi della agrobiodiversità.

La responsabilità umana e la conservazione

Lo studio evidenzia l’importanza di preservare corridoi ecologici e habitat naturali per ridurre l’impatto umano sulle specie selvatiche. Parallelamente, la valorizzazione delle specie domestiche e della biodiversità agricola può promuovere una maggiore consapevolezza e sostenibilità nelle scelte alimentari.

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