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Inquinamento aria: esposizione prenatale aumenta i problemi respiratori nei neonati

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Inquinamento aria: esposizione prenatale aumenta i problemi respiratori nei neonati

Il distress respiratorio è la principale causa di ricovero nelle unità di terapia intensiva neonatale e di morte tra i neonati in tutto il mondo, e l’esposizione prenatale all’inquinamento dell’aria è ampiamente noto essere associata a esiti respiratori avversi a lungo termine per i neonati. Tuttavia, l’impatto dell’esposizione all’inquinamento atmosferico prima e durante la gravidanza su questa sindrome potenzialmente mortale non era stato finora approfondito.

Un nuovo studio condotto presso il Penn State College of Medicine, in collaborazione con lo studio Maternal-Infant Research on Environmental Chemicals (MIREC) e guidato da Health Canada, ora conferma che l’esposizione all’inquinamento dell’aria delle mamme aumenta il rischio di gravi problemi respiratori nei neonati. Non solo, lo studio rivela che tali problemi possono iniziare a manifestarsi subito dopo la nascita.

Metodologia e ricerca

Per condurre la ricerca, gli studiosi hanno esaminato i dati raccolti nello studio MIREC, un ampio progetto che ha indagato sulle esposizioni di 2.001 donne in gravidanza provenienti da 10 città canadesi a sostanze chimiche presenti nell’ambiente, tra cui PM2.5 e NO2. Utilizzando modelli basati su informazioni satellitari e dispositivi di monitoraggio dell’aria a livello del suolo, il team ha stimato l’esposizione delle donne a PM2.5 e NO2 da tre mesi prima della gravidanza fino al termine del terzo trimestre.

Durante il periodo della ricerca, le donne coinvolte hanno subito esposizioni a PM2.5 che oscillavano tra 1,47 e 23,71 microgrammi per metro cubo d’aria, con una media di 8,81 μg/m3, e a livelli di NO2 compresi tra 1,72 e 53,10 parti per miliardo (ppb), con una media di 18,02 ppb.

“Per rendere più comprensibile il contesto, l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti stabilisce limiti massimi di esposizione annuale a 9,0-10,0 µg/m3 per PM2.5 e 53 ppb per NO2”, scrivono i ricercatori, sottolineando tuttavia che “non esiste un livello sicuro di inquinamento atmosferico”.

Utilizzando i dati raccolti nello studio MIREC, il gruppo di ricerca ha esaminato gli effetti dell’inquinamento atmosferico al quale sono state esposte le madri sulla sindrome di distress respiratorio nei neonati, al fine di comprendere meglio la gravità del problema attraverso la necessità di ossigeno, ventilazione meccanica e antibiotici sistemici nei neonati.

I risultati

Dallo studio emerge inoltre che c’è un rischio più alto di gravi problemi respiratori nei neonati quando le madri sono esposte in particolar modo a particelle sottili (PM2.5) e biossido di azoto (NO2).

Non solo, come sottolineato anche da Chintan K. Gandhi, professore associato di pediatria presso la Penn State e tra gli autori della ricerca, emerge un’importante osservazione: l’incidenza dello stress respiratorio nei neonati è rimasta costante indipendentemente dal periodo in cui le madri sono state esposte all’inquinamento atmosferico. Quindi che sia avvenuta durante la pre-gravidanza o in qualsiasi fase della gravidanza.

La ricerca conferma inoltre che il livello di stress respiratorio grave aumenta con l’aumentare dell’esposizione all’inquinamento atmosferico, mentre l’esposizione al biossido di azoto delle madri è stata correlata a un aumento della necessità di antibiotici sistemici nei neonati.

“I nostri risultati – ha concluso il professor Gandhi – hanno un’importanza sostanziale poiché suggeriscono che prevenire morti e malattie nei neonati a causa del distress respiratorio è fattibile mediante la riduzione o l’eliminazione dell’inquinamento atmosferico”.

“È imperativo che i responsabili delle politiche comprendano la gravità di questa situazione”, ha quindi concluso il ricercatore.

Il distress respiratorio: che cos’è

Il Sindrome da Distress Respiratorio Acuto (ARDS, Acute Respiratory Distress Syndrome) rappresenta una condizione potenzialmente mortale. Questa si verifica quando il sistema respiratorio incontra difficoltà nell’adempiere efficacemente al suo compito di fornire ossigeno all’organismo e rimuovere anidride carbonica.

Le sue origini possono essere molteplici e includere gravi infezioni polmonari, traumi, risposte allergiche, problemi cardiaci o altri disturbi del sistema respiratorio. I sintomi associati possono manifestarsi con difficoltà respiratorie, respiro accelerato, mancanza di respiro, cianosi e sensazione di stanchezza.

Questa condizione richiede immediata attenzione medica e il trattamento può coinvolgere approcci come l’ossigenoterapia, la ventilazione meccanica o altre terapie specifiche, a seconda delle cause sottostanti.

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