Pedaggi autostrade, Italia deferita alla Corte UE per ritardi sulla direttiva per i mezzi inquinanti
La Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per il mancato recepimento della direttiva 2022/362, nota come Eurovignette. Il provvedimento europeo, volto a promuovere un sistema di tariffazione stradale più sostenibile per i veicoli pesanti, avrebbe dovuto essere attuato entro il 25 marzo 2024. Tuttavia, a oggi, Roma non ha ancora trasposto le disposizioni previste.
Cosa prevede la direttiva Eurovignette
La direttiva 2022/362 si inserisce in un quadro normativo europeo che mira a rendere più equa e sostenibile la tariffazione dei pedaggi autostradali per i mezzi pesanti superiori a 3,5 tonnellate. Le novità principali includono:
introduzione di criteri legati alle emissioni di CO₂ e all’inquinamento atmosferico;
differenziazione dei pedaggi in base alle prestazioni ambientali dei veicoli;
applicazione del principio “chi inquina paga”.
L’obiettivo è incentivare l’uso di mezzi a basse emissioni e garantire una concorrenza leale tra operatori del trasporto stradale nei diversi Stati membri.
Il percorso del decreto italiano
Il governo italiano ha predisposto uno schema di decreto legislativo per recepire la direttiva, integrato con la legge annuale per il mercato e la concorrenza 2023. Il testo prevede una revisione completa del sistema di tariffazione autostradale, con pedaggi modulati in base a tre parametri principali:
onere per l’infrastruttura;
costi per il recupero dei finanziamenti pubblici;
costi esterni legati all’inquinamento atmosferico e alle emissioni di CO₂.
La gestione del sistema tariffario resta in capo all’Autorità di regolazione dei trasporti, che definirà i criteri tecnici e i valori di riferimento per i pedaggi.
Le criticità e il rinvio del Consiglio dei ministri
Il decreto italiano è stato iscritto all’ordine del giorno del pre-Consiglio dei ministri della scorsa settimana, ma non è stato discusso né approvato. Nel frattempo, la Commissione europea ha deciso di proseguire con la procedura d’infrazione, con il deferimento dell’Italia alla Corte UE con richiesta di sanzioni pecuniarie.
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