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Italia sotto infrazione dell’UE per la direttiva rinnovabili

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Italia sotto infrazione dell’UE per la direttiva rinnovabili

La Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia e di altri 25 Stati membri per non aver recepito in tempo utile la direttiva (UE) 2023/2413, che introduce nuove misure per accelerare la diffusione delle energie rinnovabili nell’Unione. Solo la Danimarca ha rispettato la scadenza per il recepimento completo, fissata al 21 maggio 2025. L’Italia, come altri grandi Paesi europei, ha dunque ricevuto una lettera di costituzione in mora, primo passaggio formale dell’iter sanzionatorio europeo.

Green Deal europeo

Adottata nel 2023, la direttiva 2023/2413 rappresenta una delle colonne portanti del Green Deal europeo, volto a rendere l’Europa climaticamente neutrale entro il 2050. Le nuove norme rafforzano gli obblighi per gli Stati membri nei settori più critici per la decarbonizzazione, come edilizia, trasporti, riscaldamento e industria, promuovendo l’uso di energie rinnovabili come l’elettricità verde, l’idrogeno rinnovabile e la bioenergia sostenibile.

Tra le misure principali introdotte, figurano:

nuove regole per semplificare e velocizzare le autorizzazioni per gli impianti da fonti rinnovabili;

garanzie di origine potenziate per una maggiore tracciabilità dell’energia verde;

criteri ambientali più stringenti per la produzione di bioenergia;

incentivi all’elettrificazione e all’integrazione delle rinnovabili nei processi industriali.

Scadenze non rispettate: cosa rischia l’Italia

Il mancato recepimento entro il termine del 21 maggio 2025, e ancor prima del 1° luglio 2024 per alcune disposizioni sulle autorizzazioni, ha spinto Bruxelles ad agire. Con l’invio della lettera di costituzione in mora, l’Italia ha ora due mesi di tempo per rispondere alla Commissione e dimostrare le misure correttive adottate.

In caso contrario, si passerà a una fase successiva con l’emissione di un parere motivato, che può sfociare nel deferimento alla Corte di Giustizia UE e in eventuali sanzioni economiche.

Oltre al profilo sanzionatorio, il ritardo italiano rischia di compromettere:

gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030,

l’accesso a fondi europei legati alla transizione energetica,

e la stabilità futura del sistema energetico nazionale.

Perché il recepimento è cruciale: energia, clima, competitività

Secondo la Commissione, oltre il 75% delle emissioni europee di gas serra proviene dal settore energetico. La direttiva 2023/2413 mira proprio a intervenire in modo strutturale sul sistema, promuovendo la produzione locale, pulita e sostenibile. Il recepimento puntuale da parte degli Stati membri non è solo un obbligo giuridico, ma una condizione necessaria per:

rafforzare la sicurezza energetica,

ridurre la dipendenza da fonti fossili esterne,

abbassare i prezzi dell’energia per imprese e cittadini,

migliorare la competitività industriale europea.

Per l’Italia, si tratta anche di una grande opportunità economica. Il pieno sviluppo del settore delle rinnovabili può generare migliaia di posti di lavoro, stimolare investimenti nel tessuto produttivo e sostenere le filiere locali della transizione verde.

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