Obiettivi UE a rischio: l’Italia spende troppo poco per il clima
Secondo il nuovo Riesame dell’attuazione delle politiche ambientali 2025, pubblicato dalla Commissione europea, l’Italia mostra segnali positivi sul fronte del riciclo, ma resta in ritardo su inquinamento, biodiversità e qualità delle acque. Nonostante sia tra i Paesi europei che potrebbero centrare gli obiettivi di riciclaggio dei rifiuti urbani e da imballaggio, il cammino verso una transizione ecologica completa è ancora lungo.
Il divario tra investimenti e fondi disponibili
Il fabbisogno stimato per raggiungere gli obiettivi ambientali è di 39,7 miliardi di euro all’anno, ma l’Italia ne investe solo 31,4. Il gap annuo è quindi di 8,3 miliardi, pari allo 0,4% del Pil nazionale, un dato ancora inferiore rispetto alla media europea dello 0,77%. Rispetto al precedente report del 2022, il divario si è ridotto, ma resta significativo.
Economia circolare e lotta all’inquinamento
La quota più rilevante degli investimenti richiesti riguarda l’economia circolare, con un fabbisogno di circa 17,6 miliardi di euro l’anno. Mancano ancora 2,8 miliardi per coprire questa esigenza. Seguono la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento (9,2 miliardi), la gestione delle risorse idriche (8,1 miliardi) e la tutela della biodiversità (4,8 miliardi).
Le criticità ambientali ancora irrisolte
Tra le sfide principali segnalate dal report figurano il superamento dei limiti di inquinanti atmosferici, come PM10 e biossido di azoto, e le infrazioni legate al trattamento delle acque reflue. Anche la conservazione degli habitat naturali e delle specie è considerata insufficiente e necessita di un deciso intervento.
Le raccomandazioni della UE
Per colmare il divario di risorse e accelerare la transizione ambientale, la Commissione europea suggerisce all’Italia di rafforzare la governance multilivello, favorire la collaborazione tra istituzioni e aumentare l’uso di risorse nazionali. Servirà inoltre una revisione fiscale per ridurre le sovvenzioni dannose all’ambiente e incrementare le imposte ambientali.
Sovvenzioni ambientali entro il 2026
Entro la fine del 2025 l’Italia dovrà adottare una legge che avvii la riforma delle sovvenzioni dannose per l’ambiente, con una riduzione di almeno 2 miliardi di euro nel 2026. È prevista un’ulteriore riduzione di 3,5 miliardi entro il 2030. Un passaggio cruciale per riallineare gli strumenti economici alle priorità ambientali e contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Unione europea.
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