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“C’è Puzza di Gas”: i risultati del monitoraggio di Legambiente in Umbria

“C’è Puzza di Gas”: i risultati del monitoraggio di Legambiente in Umbria

Dal 21 al 23 ottobre Legambiente ha condotto un monitoraggio su cinque infrastrutture del gas nella provincia di Perugia, nell’ambito della campagna nazionale “C’è Puzza di Gas – Per il futuro del Pianeta non tapparti il naso”.

L’iniziativa mira a denunciare i rischi legati all’estrazione, al trasporto e alla distribuzione di gas fossile in Italia, oltre a promuovere una maggiore trasparenza e interventi concreti per ridurre le emissioni di metano.

Su un totale di 12.857 punti di misura validi, 4.617 hanno registrato concentrazioni basse di metano (tra 10 e 100 ppm), 31 hanno mostrato valori medi (tra 100 e 1.000 ppm) e due hanno raggiunto concentrazioni alte, superiori a 1.000 ppm.

Analisi dei dati

Legambiente ha effettuato i rilievi in tre siti del comune di Foligno e in due a Spello. A Foligno sono stati monitorati un impianto di regolazione e misura della rete di trasporto, una cabina REMI della rete di distribuzione e una stazione di valvola nella frazione di Vescia. A Spello, invece, le analisi hanno riguardato un impianto di regolazione e misura e una stazione di valvola.

Tra gli impianti monitorati, due siti di Foligno hanno mostrato le concentrazioni più significative.

Nel primo, un impianto di regolazione e misura della rete di trasporto, una valvola ha registrato il valore massimo di 343 ppm, mentre una flangia ha toccato 104 ppm, entrambi classificati come livelli medi.

Più critica la situazione nel REMI della rete di distribuzione di via Anastasi, dove in prossimità di una flangia è stato rilevato un picco di 1.640 ppm, una concentrazione di metano di livello alto.

A Spello, un camino d’uscita ha raggiunto un massimo di 642 ppm, mentre le restanti stazioni di valvola hanno mostrato livelli bassi, rispettivamente 53 ppm e 31 ppm.

Monitoraggi e metodologia di rilevazione

I dati raccolti devono essere interpretati con cautela, poiché le rilevazioni sono state effettuate all’esterno dei perimetri degli impianti, mantenendo una certa distanza tra il dispositivo di misurazione – il cosiddetto “naso elettronico” – e il punto di emissione.

Se le misurazioni fossero state condotte a un metro di distanza, la distribuzione dei valori sarebbe cambiata notevolmente: lo 0,4% dei punti sarebbe stato classificato come alto, il 49,3% come medio, il 45,1% come basso e solo il 5,2% come irrilevante.

Legambiente: “Il metano è una minaccia per il clima”

La responsabile energia di Legambiente, Katiuscia Eroe, ha sottolineato la necessità di agire rapidamente per ridurre le perdite di metano e accelerare la transizione verso fonti energetiche più sostenibili.

Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, nel 2024 il 40% delle emissioni globali di metano legate ai combustibili fossili avrebbe potuto essere evitato a costo netto zero.

Il metano rappresenta una quota crescente delle emissioni totali di gas serra: dall’11% del 1990 si è passati al 14% nel 2023. Una tendenza che, secondo Legambiente, è favorita dall’assenza di regole stringenti e dal continuo investimento in nuove infrastrutture fossili, come la dorsale adriatica e i rigassificatori.

L’impatto ambientale in Umbria

Il presidente di Legambiente Umbria, Maurizio Zara, ha evidenziato come anche nel territorio umbro le infrastrutture del gas abbiano un impatto rilevante, non solo ambientale ma anche economico, spesso sottovalutato nel dibattito pubblico.

L’associazione chiede un rafforzamento dei controlli, l’eliminazione delle perdite e la revisione dei costi in bolletta legati agli sprechi di metano.

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